uno dei due è l'altro

uno dei due è l'altro

sabato 30 luglio 2016

Risposta




Da qui, messere, si domina la valle: ciò che si vede è.
 Ma se l'imago è scarna al vostro occhio,
scendiamo a rimirarla da più in basso
e planeremo in un galoppo alato.*




(Dell'isola di Pasqua, di Portella delle Ginestre e altre amenità)


Gli anni passano, altrettanto le torride estati. La crisi continua e tutto travolge. Anche il senso della nostra vita. Il senso dello spazio e della storia. 
È un dio malefico quello che adoriamo (il  Capitale stavolta ci mette tempo a sfebbrare). 
E lo adoriamo accecati, pragmaticamente immersi nel culto, in un intrico di riti nefasti che includono il sacrificio umano e il propedeutico umano terrore, lo sterminio di generazioni nel fuoco della ricerca del profitto, la definitiva catastrofe della terra in nome della "valorizzazione" del Capitale. 
Tutto ciò immersi nella straordinaria convinzione di essere razionali, laici, atei, agnostici, "buoni" e soprattutto rizomaticamente postmoderni: di essere insomma "liberi", connessi o anche semplicemente furbi, quando in realtà tra noi la schiavitù dilaga.
Sterminate masse di esseri umani (altrove ma ora anche qui) immolati a questo dio non sono state sufficienti a placarlo e tantomeno a risvegliare in noi la scintilla della consapevolezza...
 e la determinazione alla lotta.
Indubbiamente abbiamo perso. 
Completamente. Definitivamente.
Sicché inutilmente... 
Se il destino ce lo consente, in questa ennesima torrida estate:
 una birra
 e la fantascienza di... 
*** 







Fredric Brown (1954)

Dwar Ev saldò  cerimoniosamente  con l'oro l'ultimo collegamento.  Gli occhi di una dozzina di telecamere lo seguirono, e il subetere portò attraverso tutto l'universo una dozzina di inquadrature di quello che egli stava facendo.

Si raddrizzò e rivolse un cenno a Dwar Reyn, poi si portò  accanto all' interruttore destinato a completare il contatto quando l'avrebbe abbassato. L'interruttore grazie al quale si sarebbero collegate, all'improvviso,  tutte le mostruose macchine calcolatrici di tutti i pianeti popolati dell' universo -  novantasei miliardi di pianeti  - nel  supercircuito  che le avrebbe unite in un unico supercalcolatore, una sola macchina cibernetica,  somma e custode di tutto lo scibile di tutte le galassie.

Dwar Reyn rivolse un breve discorsetto ai trilioni di spettatori che guardavano e ascoltavano.  Poi, dopo un attimo di silenzio, disse: "Procedi, Dwar Ev."

Dwar Ev girò l'interruttore.  Vi fu un ronzio poderoso: l'ondata di energia proveniente da novantasei miliardi di pianeti.  Le luci lampeggiarono e si smorzarono lungo i chilometri e chilometri di pannelli.

 Dwar Ev arretrò di un passo, e trasse un profondo respiro. "A te spetta l'onore di rivolgere la prima domanda,  Dwar Reyn."
"Grazie," disse Dwar Reyn. "Sarà una domanda alla quale nessuna macchina cibernetica singola è stata capace di rispondere. "

Si rivolse alla macchina.  "Dio esiste?"
La voce possente rispose senza esitazioni,  senza lo scatto di un solo relay.
"Sì,  adesso Dio esiste. "

Una subitanea paura balenò sul volto di Dwar Ev. Si lanciò per spegnere l'interruttore. 
Una folgore, discesa dal cielo senza nubi,  lo abbattè e fuse l'interruttore, bloccandolo.







Titolo originale Answer (Angel and Spaceships, 1954), traduzione di Roberta Rambelli.
*Versi da Astolfo sulla Luna di Ludovico Ariosto
Le illustrazioni sono amatoriamente tratte da Fantasia & Fantascienza di Brian Aldiss 1976, Longanesi editore.






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