Cimitero di Gallarate, foto N.C. |
1.
vengono
alla superficie pensieri neri tenebrosi
volare
dalla finestra
inabissarmi
in quell’albero di ciliege
che
nasce sotto casa
splendente
luminoso
nelle primavere
improvvisamente
senza un segnale fiorisce
grappoli
di vita felice
inizia
così la stagione
dove
nessuno immagina di dover morire
43.
i
cattolici visti dal sottoscritto
erano
solo dei poveri necrofori e feticisti amatori di fiori
e
nonostante il tutto eretico riuscivo
allegramente
a rimanere in vita alla faccia vostra
non
esistendo vita eterna
è
già un miracolo che uno scemo come il sottoscritto
sia
riuscito a nascere
e
alla fine in una veloce cremazione
non
rischiare che una cellula del sottoscritto resti viva
un
mucchietto di cenere è una eredità più che sufficiente
per
deludere i vostri vermi
72.
un
“io” di cui non sappiamo niente
che
fabbrica tutti i nostri incubi
un
“io” tanto nascosto da sospettarne l’esistenza
una
specie di esistenza inesistente
che
ci precipita nella più folle paura
come
se fosse assolutamente necessario
per
alzarmi con tanta gioia
passare
una notte di incubi
79.
mosche
e zanzare a nuvole spaventose
costituivano
il tramite d’immancabili infezioni
il
lezzo nauseante ossessionava i passanti a tutte l’ore
le
acque non facevano altro che far divampare
maggiormente
le fiamme
la
disperazione della vittima non conosce confini
il
palco dove si appressavano i tenori fu intaccato
era
evidente a tutti che un buco nel muro esiste
e
spalanca l’inferno
87.
tra
la vita e la porta
avviene
solo l’imprevedibile
con
due sottoscritti
uno
che fa i sogni e l’altro li guarda stupito
e
compare perfino un terzo ignoto
che
cerca di darsi una inutile
spiegazione
del tutto
121.
ho
visto piombarmi addosso un corpo
che
sembrava volasse
rimbalza
sul parabrezza
sfonda
il vetro e mi viene addosso
la
ragazza ha visto solo un’ombra piena di sangue
ed
essendo sotto shock per l’incidente
è
stata violentata dai passanti
136.
la
casa di mia nonna
pullulava
gli scarafaggi
uno
s’era introdotto sul fondo della tazza del caffè
e
mi è finito in bocca
lo
sputai con estrema violenza
e
feci molto male essendo lo scarafaggio
il
simbolo dell’eterno
ed
era l’eterno che mi era caduto in bocca
211.
sognavo
di essere in un ascensore
che
precipitava continuamente
alla
fine mi scaraventa
nel
reparto dove ho lavorato
ecco
l’inferno spalancato
che
ho attraversato tutti i giorni
per
quaranta anni rimanendo incolume
nonostante
avessero programmato
la
mia morte per la vita loro
273.
vespe
e mosche per puro caso sfuggite agli insetticidi
salteranno
sugli occhi degli ultimi azzannati
per
sopportare la catastrofe
si
bucava continuamente fino a spararsi in bocca
non
era un male misterioso che ci perseguitava
era
semplicemente il male
275.
eravamo
stalinisti perché stalin rappresentava
il
nemico implacabile di tutti i nostri nemici
poi
mi accorsi di non avere più nemici
attenagliati
dall’angoscia continuavamo a sperare
in
un futuro meno vecchio
appiccando
manifesti inneggiando a libertà sconsiderate
le
case si richiudevano
e
le vagine rimanevano spalancate
Poesie tratte da: Luigi Di Ruscio, L’iddio ridente, Zona 2008
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*
*
ho
la bocca piena di farfalle
e
se apro la bocca
voleranno
via tutte
e
non ritorneranno neppure
se
rimango a bocca spalancata
per
una eternità
https://poetarumsilva.com/2014/03/23/dieci-poesie-da-liddio-ridente-di-luigi-di-ruscio/
Qui trovate le sue poesie tratte dal volume Le streghe s’arrotano le dentiere: http://cepollaro.it/poesiaitaliana/DiRuTes.pdf
https://irisnews.net/poesia-e-classe-operaia-nella-oslo-di-luigi-di-ruscio/