uno dei due è l'altro

uno dei due è l'altro

venerdì 24 gennaio 2020

Oligarchie e pensioni




La Banca Centrale Europea ha preso per i fondelli il governo italiano con una lettera in cui gli rinfacciava di non essere in grado di dimostrare che l’introduzione dei nuovi limiti all’uso del contante abbia dei reali effetti sulla riduzione dell’evasione fiscale. La notizia è stata banalizzata da molti commenti nel senso che anche la BCE oggi ammetterebbe che la limitazione del contante non ha effetti positivi, semmai deleteri. In realtà il PD non s’è inventata la fobia per il contante, ma l’aveva adottata con il tipico entusiasmo conformistico che oggi caratterizza le sinistre di fronte ad ogni direttiva che piova dalle organizzazioni sovranazionali.

L’attuale presidente della BCE, Christine Lagarde, era sino a pochi mesi fa direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, cioè proprio quell’istituzione che negli anni passati ha condotto una furiosa lotta contro il contante, presentando il “no cash” come misura indispensabile per sollevare le masse povere del mondo dal loro analfabetismo finanziario. Il primo Paese ad adottare in modo drastico questa misura è stato l’India, che è diventata un laboratorio di finanziarizzazione di massa. Il FMI, pur riconoscendo gli inconvenienti che l’abolizione del contante aveva comportato in India, ne celebrava ugualmente i presunti benefici effetti per la “salvezza” delle masse povere.





Il FMI rappresenta la principale agenzia di lobbying finanziario, quindi il vero scopo della lotta al contante era quello di favorire l’indebitamento esponenziale dei poveri attraverso il microcredito o microfinanza. Il denaro contante facilita gli scambi mentre il denaro elettronico facilita l’indebitamento: puoi far indebitare le masse di ogni angolo del mondo senza la difficoltà di doversi trasferire materialmente il denaro contante.

Adottata parallelamente a forme di biometrizzazione, come il riconoscimento attraverso la mano, o l’iride, al posto delle tradizionali carte di credito, la digitalizzazione finanziaria consente di allargare a dismisura ciò che il FMI definisce, con subdola retorica umanitaria, come “inclusione” finanziaria. Gli strumenti biometrici consentono infatti di esercitare un controllo molto più pervasivo e incisivo sui debitori di quello che si potrebbe attuare con il contante.

In Europa ci sono però Paesi che contano, come la Germania, i quali non hanno nessuna intenzione di privarsi dell’agevolazione che il contante comporta negli scambi, perciò la BCE prende le distanze dal “no cash” mettendo alla gogna i governi gonzi che si erano bevuta la propaganda lobbistica del FMI. La protervia del lobbying di marca FMI non ha limiti nell’evocare palingenesi salvifiche o catastrofi incombenti pur di imporre le misure che fanno comodo ai potentati finanziari e industriali.



 
Da anni nel mirino del FMI c’è la previdenza pubblica. Per le lobby finanziarie non si tratta solo di favorire la previdenza privata, ma anche di impedire che il sostegno alle famiglie garantito da una pensione renda i giovani lavoratori meno ricattabili e meno disponibili ad accettare salari sempre più bassi e condizioni di lavoro sempre meno dignitose. E, se i salari sono bassi, tanto più bisogna rivolgersi al credito ai consumi; insomma, i prestiti sostituiscono i salari. Ecco perché il FMI non perde occasione per paventare apocalissi previdenziali, che sarebbero dovute alla presunta lievitazione delle “aspettative di vita”, apocalissi da  scongiurare ovviamente con drastiche “riforme strutturali”.

Il fatto che proprio tutte queste “riforme” determinino una crescente disoccupazione e sottooccupazione e quindi una diminuzione dei contributi previdenziali, non viene minimamente posto in evidenza. L’obbiettivo del lobbying finanziario quando attacca le pensioni, è di impoverire i lavoratori e i ceti medi. La povertà rafforza la dipendenza: il rapporto gerarchico basilare è quello tra ricchi e poveri.




In Francia la “riforma” delle pensioni imposta da Macron in obbedienza alle direttive del FMI, ha determinato un’opposizione energica e di una durata inaspettata. Per inciso, nel caso che rivolte simili avvenissero in Paesi come l’Iran o il Venezuela, ciò sarebbe considerato motivo sufficiente dalla sedicente “Comunità Internazionale” per imporre un intervento militare o sanzioni in difesa dei diritti umani.

Almeno in Francia la propaganda lobbistica non è bastata e il sospetto che gli allarmismi sul buco previdenziale abbiano altri scopi comincia a diventare senso comune. Attaccando le pensioni il lobbying colpisce un fondamentale ammortizzatore sociale, un fattore di equilibrio che per decenni ha funzionato per smussare le tensioni e per impedire che intere parti della popolazione sprofondassero verso il basso. Un intero sistema di mediazione sociale viene oggi liquidato con la prospettiva di poterlo sostituire con strumenti di controllo tecnologico.




La pauperizzazione non crea alle oligarchie alcun problema morale poiché il divario di classe viene da loro percepito come una differenza razziale. L’idea che le classi dominanti condividano con i propri dominati un senso di comune umanità, è una pia illusione. Il razzismo non riguarda solo il colore della pelle o i tratti somatici, bensì è una visione complessiva dei rapporti sociali. Ma le attuali oligarchie finanziarie sono ancora più sradicate dai territori in confronto alle oligarchie che le avevano storicamente precedute. Ciò comincia a mettere in questione la stessa nozione di società.




Foto di Francesca Woodman


sabato 11 gennaio 2020

Ritorno (Isidore Ducasse)







Nel mentre mia sorella moriva
insegnavo a mia figlia
a guidare.


*



Sono anni andati dove,

per un dolore che verrà.

Per un dolore che verrà

in un luogo.


In un luogo

nell’aria indifferente.

In un luogo,

andati dove ?


È bastato partire

senza sapere

di non saper tornare.
(N.C.)

***

Ritorno

Sono tornato là
dove non ero mai stato.
Nulla, da come non fu, è mutato.
Sul tavolo (sull’incerato
a quadretti) ammezzato
ho trovato il bicchiere
mai riempito. Tutto
è ancora rimasto quale
mai l’avevo lasciato.
(Giorgio Caproni)





Isidore Ducasse conte di Lautrèamont
I Canti di Maldoror
Canto quarto


È un uomo o una pietra o un albero che si accinge a iniziare il quarto canto. Quando il piede scivola su una rana, si prova una sensazione di disgusto; ma quando si sfiora, appena, il corpo umano, con la mano, la pelle delle dita si fende, come le scaglie di un blocco di mica che si spezza a colpi di martello; e, come il corpo di un pescecane, morto da un'ora, palpita ancora, sul ponte, con una vitalità tenace, cosí le nostre budella sono sconvolte ancora da cima a fondo, molto tempo dopo il contatto. Tanto l'uomo ispira orrore al proprio simile! Può darsi che, proponendo questa formulazione, io mi sbagli; ma può anche darsi che dica il vero. Conosco, concepisco una malattia piú terribile degli occhi gonfiati dalle lunghe meditazioni sullo strano carattere dell'uomo: ma la sto ancora cercando... e non sono riuscito a trovarla! Non credo di essere meno intelligente degli altri, eppure, chi oserebbe affermare che sono riuscito nelle mie investigazioni? Quale menzogna uscirebbe dalla sua bocca! L'antico tempio di Denderah è situato a un'ora e mezzo dalla riva del Nilo. Oggi, falangi innumerevoli di vespe si sono impadronite delle grondaie e dei cornicioni. Volteggiano intorno alle colonne, come le onde spesse di una capigliatura nera. Sole abitanti del freddo portico, custodiscono l'entrata dei vestiboli, come per un diritto ereditario. Confronto il ronzio delle loro ali metalliche all'urto incessante dei banchi di ghiaccio precipitati gli uni contro gli altri durante il disgelo dei mari polari. Ma, se considero la condotta di colui al quale la Provvidenza diede il trono su questa terra, i tre alettoni del mio dolore fanno sentire un rumore piú grande! Quando una cometa, durante la notte, repentinamente appare nel cielo, dopo ottant'anni di assenza, mostra agli abitanti terrestri e ai grilli la sua coda brillante e vaporosa. Senza dubbio, essa non ha coscienza di questo lungo viaggio; non cosi io: appoggiato sul gomito al capezzale del mio letto, mentre le merlettature di un orizzonte arido e cupo s'innalzano vigorose sul fondo della mia anima, mi lascio assorbire nei sogni della compassione e arrossisco dell'uomo! Spezzato in due dalla tramontana, il marinaio, dopo il suo quarto di notte, si affretta a raggiungere la sua amaca: perché
codesta consolazione non mi è data? L'idea di essere caduto, volontariamente, in basso quanto i miei simili, e che meno di un altro ho il diritto di pronunciare lamenti sulla nostra sorte, che resta incatenata alla crosta dura di un pianeta, e sull'essenza della nostra anima perversa, penetra in me come un chiodo di forgia. Si sono viste esplosioni di grisú annientare intere famiglie; ma queste conobbero l'agonia per poco tempo, perché la morte è quasi immediata, in mezzo alle macerie e ai gas deleteri: io… esisto sempre, come il basalto! 




A mezzo, come al principio della vita, gli angeli rassomigliano a se stessi: non molto tempo fa, io non mi rassomigliavo piú! L'uomo e io, murati entro i limiti della nostra intelligenza, come spesso un lago, in una cinta d'isole di corallo, invece di unire le nostre rispettive forze per difenderci contro il caso e la sfortuna, ci allontaniamo, coi tremiti dell'odio, prendendo
due vie opposte, come se ci fossimo feriti a vicenda con la punta di una daga! Si direbbe che uno capisce il disprezzo che ispira all'altro; spinti dall'incentivo di una relativa dignità, cerchiamo in ogni modo di non indurre in errore il nostro avversario; ciascuno resta per conto suo e non ignora che la pace proclamata non potrebbe essere conservata, Ebbene, sia! che la mia guerra contro l'uomo si perpetui, poiché ciascuno riconosce nell'altro la propria
degradazione.. poiché i due sono nemici mortali. Che io riporti una vittoria disastrosa o ch'io soccomba, la battaglia sarà bella: io, solo, contro l'umanità. Non mi servirò di armi fatte di legno o di ferro; respingerò col piede gli strati dei minerali estratti dalla terra: la sonorità possente serafica dell'arpa diventerà, sotto le mie dita, un temibile talismano. In piú di un'imboscata, l'uomo, questa scimmia sublime, ha già trafitto il mio petto con la sua lancia di porfido: un soldato non mostra le sue ferite, per gloriose che siano. Questa guerra terribile seminerà il dolore in mezzo ai due partiti: due amici che ostinatamente cercano di distruggersi, 
che dramma!
[...]





Da Lautrémont Opere Complete.
I Canti di Maldoror.
Universale Economica Feltrinelli 1978
traduzione di Nicola M. Buonarroti