Nel
mentre mia sorella moriva
insegnavo
a mia figlia
a
guidare.
*
Sono
anni andati dove,
per
un dolore che verrà.
Per
un dolore che verrà
in
un luogo.
In
un luogo
nell’aria
indifferente.
In
un luogo,
andati
dove ?
È
bastato partire
senza
sapere
di
non saper tornare.
(N.C.)
***
Ritorno
Sono
tornato là
dove
non ero mai stato.
Nulla,
da come non fu, è mutato.
Sul
tavolo (sull’incerato
a
quadretti) ammezzato
ho
trovato il bicchiere
mai
riempito. Tutto
è
ancora rimasto quale
mai
l’avevo lasciato.
(Giorgio
Caproni)
Isidore Ducasse conte di Lautrèamont
I Canti di Maldoror
Canto
quarto
È
un uomo o una pietra o un albero che si accinge a iniziare il quarto
canto. Quando il piede scivola su una rana, si prova una sensazione
di disgusto; ma quando si sfiora, appena, il corpo umano, con la
mano, la pelle delle dita si fende, come le scaglie di un blocco di
mica che si spezza a colpi di martello; e, come il corpo di un
pescecane, morto da un'ora, palpita ancora, sul ponte, con una
vitalità tenace, cosí le nostre budella sono sconvolte ancora da
cima a fondo, molto tempo dopo il contatto. Tanto l'uomo ispira
orrore al proprio simile! Può darsi che, proponendo questa
formulazione, io mi sbagli; ma può anche darsi che dica il vero.
Conosco, concepisco una malattia piú terribile degli occhi gonfiati
dalle lunghe meditazioni sullo strano carattere dell'uomo: ma la sto
ancora cercando... e non sono riuscito a trovarla! Non credo di
essere meno intelligente degli altri, eppure, chi oserebbe affermare
che sono riuscito nelle mie investigazioni? Quale menzogna uscirebbe
dalla sua bocca! L'antico tempio di Denderah è situato a un'ora e
mezzo dalla riva del Nilo. Oggi, falangi innumerevoli di vespe si
sono impadronite delle grondaie e dei cornicioni. Volteggiano intorno
alle colonne, come le onde spesse di una capigliatura nera. Sole
abitanti del freddo portico, custodiscono l'entrata dei vestiboli,
come per un diritto ereditario. Confronto il ronzio delle loro ali
metalliche all'urto incessante dei banchi di ghiaccio precipitati gli
uni contro gli altri durante il disgelo dei mari polari. Ma, se
considero la condotta di colui al quale la Provvidenza diede il trono
su questa terra, i tre alettoni del mio dolore fanno sentire un
rumore piú grande! Quando una cometa, durante la notte,
repentinamente appare nel cielo, dopo ottant'anni di assenza, mostra
agli abitanti terrestri e ai grilli la sua coda brillante e vaporosa.
Senza dubbio, essa non ha coscienza di questo lungo viaggio; non cosi
io: appoggiato sul gomito al capezzale del mio letto, mentre le
merlettature di un orizzonte arido e cupo s'innalzano vigorose sul
fondo della mia anima, mi lascio assorbire nei sogni della
compassione e arrossisco dell'uomo! Spezzato in due dalla tramontana,
il marinaio, dopo il suo quarto di notte, si affretta a raggiungere
la sua amaca: perché
codesta
consolazione non mi è data? L'idea di essere caduto,
volontariamente, in basso quanto i miei simili, e che meno di un
altro ho il diritto di pronunciare lamenti sulla nostra sorte, che
resta incatenata alla crosta dura di un pianeta, e sull'essenza della
nostra anima perversa, penetra in me come un chiodo di forgia. Si
sono viste esplosioni di grisú annientare intere famiglie; ma queste
conobbero l'agonia per poco tempo, perché la morte è quasi
immediata, in mezzo alle macerie e ai gas deleteri: io… esisto
sempre, come il basalto!
A mezzo, come al principio della vita, gli
angeli rassomigliano a se stessi: non molto tempo fa, io non mi
rassomigliavo piú! L'uomo e io, murati entro i limiti della nostra
intelligenza, come spesso un lago, in una cinta d'isole di corallo,
invece di unire le nostre rispettive forze per difenderci contro il
caso e la sfortuna, ci allontaniamo, coi tremiti dell'odio, prendendo
due
vie opposte, come se ci fossimo feriti a vicenda con la punta di una
daga! Si direbbe che uno capisce il disprezzo che ispira all'altro;
spinti dall'incentivo di una relativa dignità, cerchiamo in ogni
modo di non indurre in errore il nostro avversario; ciascuno resta
per conto suo e non ignora che la pace proclamata non potrebbe essere
conservata, Ebbene, sia! che la mia guerra contro l'uomo si perpetui,
poiché ciascuno riconosce nell'altro la propria
degradazione..
poiché i due sono nemici mortali. Che io riporti una vittoria
disastrosa o ch'io soccomba, la battaglia sarà bella: io, solo,
contro l'umanità. Non mi servirò di armi fatte di legno o di ferro;
respingerò col piede gli strati dei minerali estratti dalla terra:
la sonorità possente serafica dell'arpa diventerà, sotto le mie
dita, un temibile talismano. In piú di un'imboscata, l'uomo, questa
scimmia sublime, ha già trafitto il mio petto con la sua lancia di
porfido: un soldato non mostra le sue ferite, per gloriose che siano.
Questa guerra terribile seminerà il dolore in mezzo ai due partiti:
due amici che ostinatamente cercano di distruggersi,
che dramma!
[...]
Da
Lautrémont Opere Complete.
I Canti di Maldoror.
Universale
Economica Feltrinelli 1978
traduzione
di Nicola M. Buonarroti
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