uno dei due è l'altro

uno dei due è l'altro

venerdì 29 maggio 2015

Leggere la nuova fase

Altro post dal monumentale e straordinario "Al cuore della Terra e Ritorno" di Piero Pagliani. Dalla seconda parte, una lettura del "presente" (2013) lucida, sferzante e drammatica.
Anne Ivanowna Plechtcheeff

Leggere la nuova fase
1.La prospettiva di un progressivo blocco del ciclo virtuoso della globalizzazione finanziarizzata, ci obbliga a immaginare nuovi scenari e abbandonare le vecchie acquisizioni sul viale del tramonto storico. Partiamo da dove tutto inizia: quali sono le opzioni per gli Usa, il cui rapporto T-D egemone (potere del territorio/potere del denaro) (1)  è oggi messo in crisi? Il blocco tendenziale del ciclo globalizzato di creazione, appropriazione e redistribuzione del valore creato mondialmente mina la costruzione finanziaria internazionale. A questo punto lo scenario più plausibile che si presenta è questo:
1) Gli Usa devono evitare default disordinati in Europa, così come li devono evitare i subdominanti europei, per limitare perdite reali sui conti finanziari.
2) Il ricorso ai quantitative easing e ai bailout (2) privi di contropartite per T deve essere progressivamente limitato, perché si ripercuotono sulla sostenibilità della finanziarizzazione di Stato basata sul doppio deficit e sull’egemonia del Dollaro.
3) Gli Usa hanno quindi necessità di ottenere la piena collaborazione e fedeltà da parte dell’Europa, la più stretta alleata e una delle economie più sviluppate e più invischiate nella finanziarizzazione del pianeta. In particolare devono convincere la Germania a soccorrere il sistema:

venerdì 15 maggio 2015

Musica e Autonomia II

Da 
Musica e Autonomia. Percorsi musicali nell'Italia della Rivoluzione Possibile di Giuseppe Maio. Secondo post.


Claudio Lolli


Secondo girone: Ibridazioni d’autore, canzonette, canzoni.

Vale la pena di citare la bella descrizione di Gianmargio Borio (1)
a proposito della canzone:
“La canzone del XX secolo (americana ed europea), unitá formale che accomunava la
musica leggera o di intrattenimento e che ancora oggi é centrale nei generi cosiddetti
pop, aveva nelle sue radici almeno due differenti correnti generative: quella della
tradizione musicale orale, rurale e urbana, europea o afro-americana, e quella scritta
dei generi cameristici vocali “da salotto”ottocenteschi. Le forme modulari come il
blues, che in esecuzioni dal vivo avevano una durata variabile e prima dei dischi non
conoscevano grandi possibilitá di riproduzione a distanza, erano affiancate da forme
chiuse che venivano correntemente pubblicate e circolavano in edizioni scritte prima
ancora che registrate come il classico repertorio Tin Pan Alley o le canzoni napoletane.
Una volta fissate su disco, peró, le due tradizioni cominciarono lentamente a fondersi
producendo nuovi generi. Questi erano accomunati da un’unitá di durata (da due a tre
minuti) e da una centralitá della voce e delle poesie nella composizione.
L’antica contrapposizione orale-scritto, forma aperta-forma chiusa,
divenne una questione di stile.”

sabato 9 maggio 2015

L'era di Obama

Terzo e ultimo post dal libro di Piero Paglini "al Cuore della Terra e Ritorno".
Qui la prima parte del libro: Al Cuore della Terra e Ritorno Parte I



1. L’elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti ha espresso la
consapevolezza che la strategia unilaterale di imposizione con la forza delle armi di un
nuovo sistema mondiale gerarchico di stati a guida Usa, doveva essere ripensata.
Sono convinto che chi non capisce questo non ha nessuna possibilità di capire cosa è
successo nel Novecento e cosa succederà nei primi decenni di questo secolo. In
particolare non capirà che la politica di Obama è l’adattamento della strategia statunitense con
mezzi adattati a un quadro mondiale e interno cambiato.

mercoledì 6 maggio 2015

Quel pasticciacciobrutto dell’euro

Da

Il saggio è stato pubblicato da Sinistrainrete nel 2013. Mi sembra attuale oltre che interessante.




1. Sovrappiù e domanda aggregata

Per comprendere il brutto pasticcio in cui il nostro paese si è cacciato può essere utile ripercorrere le origini e natura della crisi dell’unione monetaria europea (UME). Nel sviluppare il nostro ragionamento faremo alcuni riferimenti alla seconda edizione del volume di Yanis Varoufakis (2013), economista legato a Syriza, Il minotauro globale. La prospettiva dell’economista greco è quella delle teorie del sovrappiù propria degli economisti classici e di Marx), che noi articoliamo così. Il sovrappiù è ciò che rimane alle classi dominanti del prodotto sociale dopo che ne hanno destinato una parte alle sussistenze dei lavoratori e delle loro famiglie. Le merci che costituiscono il sovrappiù devono tuttavia essere vendute. Parte di esse sono acquistate dai capitalisti medesimi (che se le scambiano fra loro) sotto forma di consumi di lusso (yacht, ville ecc.) o di beni di investimento (nuovi macchinari ecc). La spesa dei capitalisti può tuttavia essere insufficiente ad assorbire tutto il sovrappiù. Michal Kalecki - il “Keynes marxista” - riprese e rese coerente l’idea di Rosa Luxemburg che il capitalismo ha bisogno di “mercati esterni” per smaltire la parte del sovrappiù non assorbita dai capitalisti medesimi. La spesa pubblica è un esempio di mercato esterno: un’adeguata spesa pubblica consente elevati livelli di produzione in quanto ne assorbe una parte come acquisti della pubblica amministrazione (per esempio sotto forma di armamenti). 

venerdì 1 maggio 2015

Musica e Autonomia

Da
Musica e Autonomia. Percorsi musicali nell'Italia della Rivoluzione possibile di Giuseppe Maio,
Oggi presento un lungo e bel capitolo dal testo di Giuseppe Maio. In futuro, spero, ne seguiranno altri. Ho aggiunto alcune  foto e numerosi link che puntano, nella maggior parte dei casi, alle canzoni. Spero saranno di vostro gradimento. Non perdetevi le note!


Primo girone: radici orali


Nello Stige sta il potere della parola, il patrimonio orale. In questo “brodo primordiale”
galleggia la canzone italiana dall’inizio del Novecento all’avvento del Festival di
Sanremo nel 1951. Intrisa di identitá folk, popolari, l’accumulazione teorica e
ideologica la storicizzano, riducendone i connotati rituali, ritmici, comunitari, a
narrazione della classe e della cultura proletaria. Noi postmoderni potremmo dibattere
all’infinito di quanto fosse folk la buona massaia Orietta Berti, il progressismo di Anna
Identici, le vesti contadine di Gigliola Cinquetti, l’estetismo individualista-bohemienne
di De André, o il qualunquismo mortale dei Vianella in “Semo gente de borgata”. Quali
fili sottili legano, per esempio, la fotografia di contadini, minatori, povera gente in
bianco e nero cosí com’era e i canti popolari della tradizione, con il propagandismo
demagogico fascista? Pensate che ancora ferve il dibattito tra coloro che imputano un
“ritardo” linguistico rispetto all’evoluzione della societá italiana (De Mauro, Coveri),
alla poesia per esempio, e alla rottura antiaulica operata dall’esperienza crepuscolare.
Ritardo che fino a Modugno e i successivi “urlatori” prenderebbe le sembianze del
melodramma, di un “insistito uso dei materiali piú corrivi della tradizione lirica italiana (1).