Ho passato vari anni a cercare di liberarmi di Windows: è stata una vera ossessione. Ci sono riuscito quasi completamente grazie a Gnu/linux.
Tanto che addirittura avevo in pratica dimenticato il suo creatore (e fondatore di Microsoft) Bill Gates! Ma quest'uomo naturalmente ha molte più risorse di quanto possiamo umanamente immaginare. Ed eccolo (mai uscito dalla porta) tornare alla ribalta, grazie ad un non imprevisto virus, con progetti planetari sui vaccini che temo possano oscurare, per dimensioni e conseguenze, anche gli effetti del monopolio quasi assoluto che il suo sistema operativo ha esercitato nel campo informatico. Sarà un caso che l' onnipresente sistema sia famoso anche per essere stato così benevolo coi virus e quindi con gli antivirus? In epoca Sars-CoV-2 la domanda si fa sinistra.
Qui di seguito una gustosa ricostruzione dei favolosi inizi.
...Un
destino decisamente diverso ha trasformato William Henry Gates III,
più noto come Bill Gates, nell’uomo più ricco del mondo, grazie
ad una serie di mosse astute con cui nel corso degli anni è riuscito
a costruire un’immagine vincente di sé, accreditandosi come
pioniere dell’informatica e come padre di numerose invenzioni
diventate indispensabili per lo sviluppo dei moderni calcolatori.
Quella
stessa deformazione della storia che ha trasformato i fratelli
Lumière negli “inventori del cinema”, nonostante fossero il
punto di arrivo e non di partenza nello sviluppo del cinematografo,
ha permesso a Bill Gates di scrivere la “sua” storia
dell’informatica. In questo “universo parallelo” creato su
misura, Gates diventa un uomo che si è fatto da sé, un genio che ha
raggiunto meritatamente il successo in quanto inventore del Personal
Computer, del linguaggio di programmazione “Basic”, del sistema
operativo DOS e dell’“interfaccia utente” a
finestre, basata sull’utilizzo del mouse.
Nel mondo della realtà storica non c’è niente di più falso.
Nel mondo della realtà storica non c’è niente di più falso.
Nell’immaginario
collettivo è Bill Gates ad aver inventato il personal computer
assieme all’Ibm, mentre in realtà il primo pc nasce in Francia nel
1973. Il nome dell’antenato dei moderni pc è Micral e il suo
progettista è André Thi Truong, un francese con radici vietnamite
che lavora per la Realisations Etudes Electroniques.
Micral è basato
sul processore 8088, costa 1.750 dollari e il software necessario al
suo funzionamento è realizzato da Philippe Kahn. Purtroppo Micral
cade presto nel dimenticatoio a causa dello scarso successo di
mercato.
Per la diffusione di massa dei calcolatori bisogna attendere il 1975, quando negli Stati Uniti una nuova “rivoluzione informatica” si scatena con la nascita del personal computer Altair.
Per la diffusione di massa dei calcolatori bisogna attendere il 1975, quando negli Stati Uniti una nuova “rivoluzione informatica” si scatena con la nascita del personal computer Altair.
Il
personal computer americano nasce nel 1975, quando sul numero di
gennaio della rivista “Popular Electronics”, spedito a mezzo
milione di hobbisti-abbonati, viene presentato l’Altair 8800, una
macchina ormai entrata di diritto a far parte della storia
dell’informatica, un computer che raccoglie intorno a sé la
seconda generazione degli hacker: gli “hacker dell’hardware”,
che penetrano all’interno dei segreti di Altair per carpire il
funzionamento di ogni singolo circuito. Gli hobbisti fanno propria
l’eredità lasciata dagli studenti del Mit, la prima generazione di
“hacker dei mainframes”, che negli anni ’60 avevano domato a
colpi di saldatore e tastiera i primi calcolatori universitari, i
grandi “bestioni” a valvole monopolizzati da “sacerdoti” in
camice bianco, tecnici investiti di un’autorità puntualmente messa
in discussione dalla prima generazione di hacker.
A
tutt’oggi non è raro incontrare dei prodotti informatici
pubblicizzati ancora prima che ne sia ultimata la realizzazione, e il primo
di questi prodotti, definiti in gergo “vaporware”, è stato
proprio Altair 8800. La fotografia riprodotta su “Popular
Electronics”, infatti, è quella di un apparecchio realizzato ad
hoc per la presentazione del prodotto e assolutamente non
funzionante.
Passa
molto tempo prima che le migliaia di pezzi ordinati vengano
consegnati, e alcuni hacker tra i più tenaci, per venire in possesso
del loro Altair, si accampano davanti alla sede della Model
Instrumentation Telemetry Systems (MITS), la società produttrice di
Altair guidata da Edward Roberts. Il computer è venduto in kit di
montaggio, il cui risultato finale è una scatola metallica con
pannello frontale composto da una fila di interruttori che
costituiscono l’unico dispositivo di input, e da due file di
piccole lucine rosse come dispositivo di output. È basato sul
processore Intel 8080, costa 397 dollari e ha 256 bytes di memoria.
Le istruzioni non possono essere memorizzate all’interno del
computer, ma devono essere inserite a mano attraverso gli
interruttori del pannello frontale ogni volta che il calcolatore
viene acceso. Da qui le tipiche piaghe e vesciche sulle dita che
caratterizzano gli appassionati di informatica del l’epoca.
Il primo personal computer americano è battezzato da Lauren Solomon, la figlia dodicenne di Leslie Solomon, direttore di “Popular Electronics” e amico di Ed Roberts. La bimba indica il nome “Altair” ispirandosi alla stella su cui era diretta l’“Enterprise” (l’astronave della serie televisiva Star Trek) nella puntata trasmessa il giorno del battesimo dell’8800.
Il primo personal computer americano è battezzato da Lauren Solomon, la figlia dodicenne di Leslie Solomon, direttore di “Popular Electronics” e amico di Ed Roberts. La bimba indica il nome “Altair” ispirandosi alla stella su cui era diretta l’“Enterprise” (l’astronave della serie televisiva Star Trek) nella puntata trasmessa il giorno del battesimo dell’8800.
Prima
ancora dell’apparizione di Micral e Altair, nel 1964 John Kemeny e
Thomas Kurtz, presso il Dartmouth College (New Hampshire, Usa),
sviluppano il Basic (Beginners’ All-purpose Symbolic Instruction
Code), il più famoso linguaggio di programmazione della storia.
Attraverso questo “Codice Simbolico Multifunzione
di Istruzioni per Principianti”, le istruzioni vengono impartite al
calcolatore usando delle parole in inglese corrente, come Print
(stampa) oppure Input (immetti), al posto della lingua misteriosa
composta da sequenze interminabili di “1” e di “0” con cui i
primi programmatori sono costretti a “parlare” con i loro
computer. Con l’avvento del Basic la programmazione dei calcolatori
esce dal mondo degli addetti ai lavori e diventa accessibile a tutti.
Kemeny, immigrato nel 1940 a New York assieme alla sua famiglia
proveniente da Budapest, prima di dedicarsi all’informatica
trascorre parecchi anni accanto ad Albert Einstein,
in qualità di matematico. Il primo programma scritto in
Basic viene eseguito a Dartmouth da Kemeny e Kurtz alle due del
mattino del 4 maggio 1964.
Il 5 marzo 1975 a Menlo Park, nella Silicon Valley californiana, nel garage di Gordon French si svolge il primo incontro dell’Homebrew Computer Club, il club degli hacker dell’hardware, di cui fanno parte, tra gli altri, Bill Gates, Steve Wozniak, Gary Kildall e molti altri pionieri dei personal computer. Quelle riunioni divengono un appuntamento fisso per scambiare pezzi di hardware, idee, programmi, informazioni e progetti. L’Altair 8800 è ovviamente al centro dell’attenzione. Dopo aver letto l’annuncio su “Popular Electronics”, Bill Gates e Paul Allen, che avevano studiato insieme ad Harvard, telefonano immediatamente a Ed Roberts per proporgli di acquistare il loro interprete Basic per l’Altair, scritto assieme a Marty Davidoff. È la prima vendita di software della Micro-Soft. A quei tempi l’azienda aveva ancora il trattino nel nome, che sarebbe caduto nel 1976. L’accordo per la vendita del Basic viene concluso con successo il 2 gennaio 1975. L’affare si rivela davvero fortunato, e apre le porte del successo a quella che sarebbe diventata la maggiore azienda informatica del mondo. Il grande pubblico dimentica ben presto i nomi di Kemeny e Kurtz, e negli anni a venire quello di Bill Gates verrà associato sempre più frequentemente alla creazione del Basic.
In
seguito all’accordo con Ed Roberts, Gates e Allen si trasferiscono
ad Albuquerque, New Mexico, sede della Mits, per scrivere un
programma in grado di connettere l’Altair con una unità a disco.
Una sera del giugno 1975 gli hobbisti dell’Homebrew Computer Club
riescono a impossessarsi di una cartuccia contenente il codice
completo del Basic, lasciata incustodita durante una delle numerose
dimostrazioni intineranti organizzate da Ed Roberts per pubblicizzare
il suo prodotto. A causa del prezzo ritenuto eccessivo, gli
“homebrewers” iniziano a fare delle copie su nastro del Basic per
l’Altair da distribuire gratuitamente.
In
seguito al dilagare di queste copie “pirata”, il 3 febbraio 1976
Bill Gates scrive una lettera aperta agli hobbisti, pubblicata sulla
newsletter Computer Notes, un documento in cui attacca apertamente la
copia non autorizzata. La lettera viene riportata anche sul
bollettino di febbraio dell’Homebrew Computer Club.
L’argomentazione principale di Gates contro la diffusione
incontrollata dei programmi è che questa pratica scoraggia i
programmatori, rendendo meno remunerativa la realizzazione dei loro
prodotti.
Le teorie di Gates verranno smentite nel 1991, quando la distribuzione libera e gratuita del sistema operativo GNU/Linux diventa l’elemento decisivo che incoraggia e stimola il lavoro di migliaia di programmatori sparsi in tutto il mondo.
Il
22 maggio 1977 Ed Roberts decide di abbandonare il mercato
dell’informatica, anche in virtù delle crescenti pretese da parte
dell’azienda di Gates. A trentacinque anni compiuti, dopo aver
venduto la sua azienda alla Pertec, Roberts si trasferisce in Georgia
con un assegno di alcuni milioni di dollari in tasca, e inizia una
nuova vita come studente di medicina alla Mercer University, per
finire la sua carriera a Cochran, una cittadina a sud di Atlanta dove
si stabilisce per esercitare la professione di pediatra.
Dopo
l’acquisizione della Pertec, si scatena una battaglia giudiziaria
sul copyright del Basic per l’Altair: la Pertec ne rivendica i
diritti, mentre Gates ed Allen sostengono che il Basic era stato dato
all’azienda solamente in concessione. La questione arriva in
tribunale, dove i giudici danno ragione a Microsoft.
Nel
1980 l’inglese Sir Clive Sinclair progetta e commercializza lo
ZX80, un calcolatore che segna il passaggio dall’era dei “personal”
a quella degli “home computer”. Centinaia di copie dello ZX80
iniziano ad invadere l’Europa. L’era degli “home” continua
nel 1982 con la Commodore Computers, che produce due esemplari
destinati a passare alla storia: VIC 20 e Commodore 64. Nel giro di
pochi mesi il VIC 20 raggiunge il milione di copie vendute. Nel
frattempo Sinclair si affretta ad affiancare al modello ZX81, nato
nel marzo ’81, lo ZX Spectrum.
Nello stesso anno il “Time Magazine” assegna al computer il titolo di “uomo” dell’anno, a testimonianza del fatto che l’informatica è ormai diventata parte della vita quotidiana del mondo, rompendo le barriere che la tenevano rinchiusa all’interno degli ambienti accademici e industriali.
Per
Microsoft la grande occasione arriva nel luglio del 1980, quando Bill
Gates viene contattato da Ibm (International Business Machines), nota
anche come “Big Blue”, l’azienda che in quegli anni esercitava
un dominio incontrastato nel settore del l’informatica aziendale.
In un secondo incontro, un mese più tardi, Gates firma un contratto
di consulenza per la realizzazione di un sistema operativo da
utilizzare per i futuri pc di Ibm, una “missione” segretissima
battezzata con il nome in codice “Project Chess”.
Le
motivazioni che spingono “Big Blue” a legare la nascita dei nuovi
“personal computer” ad un’azienda relativamente giovane, e
guidata da un ragazzino appena venticinquenne, sono tuttora avvolte
da un fitto mistero.
L’unico
dato di fatto riguarda le attività della madre di Bill Gates, Mary,
personaggio di spicco degli ambienti di Seattle. Proprio nei giorni
antecedenti all’accordo che avrebbe reso miliardario il suo
figliolo, Mary Gates curava gli affari di famiglia in qualità di
membro del consiglio di amministrazione di un’impresa della United
Way, nota catena di enti di beneficienza sparsa sull’intero
territorio statunitense. Un altro dei membri illustri di quel
consiglio di amministrazione era il signor John Opel, un uomo
d’affari che contemporanrmente rivestiva il ruolo di Ceo (Chief
Executive Officer) all’interno di Ibm, praticamente la più alta
carica direttiva dell’azienda.
Secondo alcuni, l’ossessione di Opel per la realizzazione di un nuovo prodotto Ibm con cui raggiungere e sorpassare la Apple potrebbe aver trovato uno sbocco naturale nelle prospettive di successo che Mary Gates era disposta a garantire a nome del suo geniale pargolo.
Secondo alcuni, l’ossessione di Opel per la realizzazione di un nuovo prodotto Ibm con cui raggiungere e sorpassare la Apple potrebbe aver trovato uno sbocco naturale nelle prospettive di successo che Mary Gates era disposta a garantire a nome del suo geniale pargolo.
È
possibile che una buona parola da parte di mamma Gates sia stata
l’elemento decisivo che ha determinato le decisioni di Ibm, un
gigante dell’informatica che all’epoca era troppo impacciato per
muoversi nel settore dei personal computer con l’agilità
necessaria per sostenere il ritmo frenetico dell’innovazione
tecnologica di quegli anni.
Un’altra azienda candidata alla realizzazione del “Project Chess” è la Digital Research di Gary Kildall, che già da tempo aveva sviluppato CP/M, “Control Pogram for Microcomputers”, un sistema operativo perfettamente in grado di funzionare anche sui nuovi personal computer Ibm. Il mancato accordo tra Ibm e Gary Kildall, spesso definito come la più grande occasione persa nella storia dei pc, è descritto in maniera diversa a seconda di chi lo racconta. In base alla versione dei fatti fornita da Ibm, che è anche la più diffusa e conosciuta, Kildall si stava dilettando con il suo bimotore mentre la moglie riceveva la visita dei dirigenti Ibm incaricati di proporre lo stesso accordo che avrebbe fatto la fortuna di Bill Gates e Microsoft.
Dopo
una lunga attesa, costoro si sarebbero seccati di aspettare, tornando
a casa e mandando a monte l’affare. Secondo la ricostruzione
dell’episodio fatta dallo stesso Kildall, invece, il suo non era un
volo di piacere, ma di affari, e nei successivi contatti con Ibm le
condizioni proposte sarebbero state talmente restrittive da
impedirgli di accettare l’offerta, dal momento che Ibm voleva
cavarsela con un semplice pagamento forfettario per l’acquisto del
sistema operativo, rifiutandosi di concedere a Kildall una
percentuale per ogni copia venduta del suo CP/M.
Questo
stallo nella trattativa avrebbe lasciato via libera a Microsoft.
Una
volta concluso l’accordo, il grosso problema di Microsoft è la
realizzazione del sistema operativo promesso a “Big Blue”, un
incarico che Gates e soci non sarebbero mai stati in grado di portare
a termine da soli, rispettando le scadenze strettissime e i vincoli
sulla qualità del prodotto.
Nel
settembre del 1980, di fronte alla prospettiva di un fallimento
dell’accordo, Gates decide di giocare d’astuzia, acquistando
dalla Seattle Computer Products, per la modica somma di 50.000
dollari, un sistema operativo “veloce e sporco”, Q-Dos, “Quick
and Dirt Operating System”. Il quale, opportunamente modificato, si
trasforma d’incanto nel più famoso Microsoft Dos (Ms-Dos),
destinato a diventare uno standard nell’ambito dei personal
computer grazie alla potenza economica di Ibm e al senso degli affari
di Bill Gates, che negli anni seguenti avrebbe costruito la sua fama
di programmatore geniale e la sua fortuna economica a partire dalla
rivendita di un prodotto realizzato da altri.
Gates ottiene da Tim Paterson, il programmatore che aveva realizzato il Q-Dos, un accordo di licenza non esclusivo, che prevedeva la possibilità di rivendere il prodotto, senza lasciarsi sfuggire che tra i clienti intenzionati alla rivendita del Q-Dos c’era nientemeno che Ibm. La segretezza era ulteriormente garantita da una clausola del contratto in base a cui “nulla obbliga Microsoft a identificare il cliente”. In seguito questa chiuderà il cerchio acquisendo la Seattle Computer Products e assumendo lo stesso Paterson.
Ricostruendo
con attenzione l’albero genealogico dell’Ms-Dos, inoltre, è
possibile che il primo “capostipite” della famiglia non sia il
Q-Dos di Tim Paterson, ma addirittura lo stesso CP/M di Gary Kildall,
che potrebbe essere il “vero” sistema operativo a partire dal
quale, attraverso modifiche successive, è stato realizzato il
prodotto definitivo consegnato a Ibm. Una versione molto dettagliata
del rapporto tra il CP/M e il Q-Dos è contenuta all’interno del
libro Bill Gates, una biografia non autorizzata, scritto da Riccardo
Staglianò per le edizioni Feltrinelli. Secondo
il suo resoconto:
Quando fu chiaro che Microsoft avrebbe fornito a Ibm il sistema operativo sviluppato da Tim Paterson, Gary Kildall, l’uomo che arrivò in ritardo all’appuntamento con la sua fortuna, telefonò imbestialito al programmatore, anticipando querele: “Hai copiato il mio CP/M: ti denuncerò! ”. “Non ho mai guardato il codice di Kildall”, si è sempre difeso Paterson, “solo il suo manuale”.
Gli
indizi a favore di Kildall sono davvero numerosi, e in più di
un’occasione alcuni esperti di informatica si sono divertiti a
“smontare” il Dos di Microsoft, riscontrando molte somiglianze
con il codice scritto da Kildall. La stessa Ibm, secondo la
ricostruzione di Staglianò, avrebbe cercato di mettere a tacere la
vicenda offrendo a Kildall ottocentomila dollari per rinunciare ad
ogni rivendicazione sulla paternità di Ms-Dos.
Gary
Kildall muore il 6 luglio del 1994, all’età di cinquantadue anni,
dopo aver lottato fino alla fine contro lo strapotere commerciale di
Microsoft e Ibm, usando come armi la qualità e la robustezza del suo
Dr-Dos, il sistema operativo nato dall’evoluzione dello sfortunato
CP/M.
La
vita di Kildall si spegne a causa di una banale rissa scoppiata in un
bar di Monterey, la città californiana dove viveva, perché alcuni
avventori del locale, più rispettosi delle loro motociclette che
della vita altrui, non gradiscono le toppe del giubbotto di pelle di
Kildall, che rappresentavano delle moto Harley Davidson. Una tragica
fine per un uomo geniale, che con un pizzico di fortuna in più
avrebbe potuto sedersi al posto di Bill Gates sulla poltrona di uomo
più ricco del mondo, un pioniere dell’informatica che con tutta
probabilità è l’unico vero autore di un sistema operativo che ci
ha permesso per anni di lavorare, scrivere e comunicare attraverso il
computer.
Il
12 agosto 1981 il primo personal computer di Ibm, basato sul
microprocessore 8086, fa il suo ingresso trionfale sul mercato, con
una presentazione in grande stile al salone delle feste del Waldorf
Astoria di New York. Il modello base ha una Ram di 16Kbyte
(l’equivalente informativo di una decina di cartelle di testo) e un
lettore per dischetti da 5” e 1/4, il tutto per la modica cifra di
1.565 dollari. Il sistema operativo utilizzato è, ovviamente, il
Microsoft Dos.
Il
20 novembre 1985 Microsoft mette in commercio Windows 1.0,
esattamente due anni e dieci giorni dopo la presentazione del
prodotto, avvenuta in grande stile e con tutta l’enfasi che
contraddistingue le campagne pubblicitarie dell’azienda di Redmond.
È l’inizio della “scalata al potere” del sistema operativo più
famoso del mondo.
Nel
1989, in occasione del Comdex di Las Vegas, il salone annuale
dell’informatica statunitense, gli operatori del settore attendono
un annuncio strategico di Bill Gates e James Cannavino, responsabile
del settore personal computer di Ibm. Tutto risale al 2 aprile 1987,
quando “Big Blue” lancia la nuova linea di personal, i PS/2,
dotati di un nuovo sistema operativo, OS/2, frutto del lavoro
congiunto dei tecnici Ibm e Microsoft. Da questa alleanza avrebbe
dovuto nascere il nuovo standard dei sistemi operativi, e per lo
sviluppo di OS/2 gli accordi prevedevano che Microsoft avrebbe messo
da parte Windows. Tuttavia Gates mantiene aperte entrambe le strade,
riservandosi di decidere all’ultimo momento se appoggiare OS/2 o
Windows. Lo sgambetto a Ibm arriva proprio in occasione del Comdex,
con un discorso di Gates che smentisce tra le righe Jim Cannavino dopo
che aveva ingenuamente confermato l’appoggio di
Microsoft nell’alleanza per OS/2. Il 22 maggio del 1990 viene
presentatala versione 3 di Windows, con una teleconferenza mondiale
da tre milioni di dollari, che mobilita seimila giornalisti con
grandi schermi installati a Città del Messico, Londra, Madrid,
Milano, Parigi, Singapore e Stoccolma.
Il “matrimonio d’interesse” tra il colosso dei mainframe e il nuovo gigante del software giunge al capolinea nel marzo 1992, quando il mondo dell’informatica è scosso dall’annuncio della rottura dei rapporti commerciali tra Ibm e Microsoft. È la fine di un lungo decennio durante il quale Microsoft riesce a imporre i propri pacchetti software come standard “de facto” e “Big Blue” afferma la propria potenza economica nel mondo dei personal computer, schiacciando Apple e tutte le piccole impresecome Atari, Commodore, Sinclair e Texas Instruments. Aziende fiorite grazie al lavoro appassionato dei primi “hacker dell’hardware” ed entrate molti anni prima di Ibm nel settore dei personal e home computer, ma senza i mezzi finanziari e la spregiudicatezza che hanno caratterizzato la lotta spietata dei due colossi informatici contro ogni forma di concorrenza. Le strade delle due aziende si separano, e il 24 agosto 1995, con due anni di ritardo sulle scadenze di consegna, il nuovo sistema operativo Windows 95 viene lanciato sul mercato con un investimento pubblicitario di 250 milioni di dollari, più di 400 miliardi di lire. Due anni più tardi, l’11 aprile 1997, 14 milioni di computer sparsi in tutto il mondo vengono lasciati “orfani” da Ibm, che in un comunicato annuncia la fine dei progetti di sviluppo del sistema operativo OS/2, che oggi sopravvive solamente nelle biglietterie automatiche di Trenitalia e in altre applicazioni aziendali.
Il “matrimonio d’interesse” tra il colosso dei mainframe e il nuovo gigante del software giunge al capolinea nel marzo 1992, quando il mondo dell’informatica è scosso dall’annuncio della rottura dei rapporti commerciali tra Ibm e Microsoft. È la fine di un lungo decennio durante il quale Microsoft riesce a imporre i propri pacchetti software come standard “de facto” e “Big Blue” afferma la propria potenza economica nel mondo dei personal computer, schiacciando Apple e tutte le piccole impresecome Atari, Commodore, Sinclair e Texas Instruments. Aziende fiorite grazie al lavoro appassionato dei primi “hacker dell’hardware” ed entrate molti anni prima di Ibm nel settore dei personal e home computer, ma senza i mezzi finanziari e la spregiudicatezza che hanno caratterizzato la lotta spietata dei due colossi informatici contro ogni forma di concorrenza. Le strade delle due aziende si separano, e il 24 agosto 1995, con due anni di ritardo sulle scadenze di consegna, il nuovo sistema operativo Windows 95 viene lanciato sul mercato con un investimento pubblicitario di 250 milioni di dollari, più di 400 miliardi di lire. Due anni più tardi, l’11 aprile 1997, 14 milioni di computer sparsi in tutto il mondo vengono lasciati “orfani” da Ibm, che in un comunicato annuncia la fine dei progetti di sviluppo del sistema operativo OS/2, che oggi sopravvive solamente nelle biglietterie automatiche di Trenitalia e in altre applicazioni aziendali.