Poeta a New York oggi (a quasi un secolo dalla stesura e a quarant'anni dalla mia prima lettura) appare un testo chiaro, lucido e purificato da qualsiasi vano tentativo di interpretazione melodica od onirica. Qui il discorso è analitico e oserei dire, pur dentro un acuto, lirico e a volte sconsolato dolore umano, politico e programmatico.
Il programma è più che mai aperto ed attuale: l'impero, la macchina, è ancora qui, New York è dovunque.
Città
insonne
(Notturno
di Brooklyn Bridge)
Non
dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non
dorme nessuno.
Le
creature della luna odorano e girano intorno alle capanne.
Verranno
le iguane vive a mordere gli uomini che non sognano
e
quello che fugge con il cuore rotto incontrerà agli angoli
l'incredibile
coccodrillo quieto sotto la dolce protesta degli
astri.
Non
dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Non
dorme nessuno.
C'è
un morto nel più lontano cimitero
che
da tre anni si lamenta
perché
ha un paesaggio secco nel ginocchio
e
il bambino che hanno seppellito stamattina piangeva tanto
che
bisognò chiamare i cani perché tacesse.
Non
è sogno la vita. Sveglia! Sveglia! Sveglia!
Noi
cadiamo per le scale per mangiar la terra umida
o
saliamo al filo della neve con il coro delle dalie morte.
Ma
non c'è dimenticanza né sogno:
carne
viva. I baci legano le bocche
in
un groviglio di vene nuove
e
a chi soffre il proprio dolore senza tregua dorrà
e
chi teme la morte se la porterà sulle spalle.
Un
giorno
i
cavalli vivranno nelle taverne
e
le formiche inferocite
assaliranno
i cieli gialli che si rifugiano negli occhi delle
vacche.
Un
altro giorno
vedremo
la resurrezione delle farfalle disseccate
e
camminando ancora in un paesaggio
di
spugne grige e di barche mute
vedremo
brillare l'anello e nascere rose dalla nostra lingua.
Sveglia,
sveglia, sveglia.
Quelli
che hanno ancora segni di zacchera e di acquazzone,
quel
ragazzo che piange perché non sa l'invenzione del ponte
o
quel morto che non ha piú che la testa e una scarpa,
bisogna
portarli al muro dove iguane e serpi aspettano,
dove
aspetta la dentatura dell'orso,
dove
aspetta la mano del bambino
e la pelle del cammello si arriccia con un forte brivido azzurro.
Non
dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non
dorme nessuno.
Ma
se qualcuno chiude gli occhi
sferzatelo,
ragazzi, sferzatelo!
Sia
un panorama d'occhi aperti
e
di amare piaghe accese.
Non
dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Già
l'ho detto.
Non
dorme nessuno.
Ma
se qualcuno ha nella notte eccesso di muschio sulle
tempie
aprite
le botole perché veda sotto la luna
le
coppe false, il veleno e il teschio dei teatri.
L'aurora
L'aurora
di New York ha
quattro
colonne di fango
e
un uragano di negre colombe
che
guazzano nelle acque putride.
L'aurora
di New York geme
sulle
immense scale
cercando
fra le lische
tuberose
di angoscia disegnata.
L'aurora
viene e nessuno la riceve in bocca
perché
non c'è domani né speranza possibile.
A
volte le monete in sciami furiosi
trapassano
e divorano bambini abbandonati.
I
primi che escono capiscono con le loro ossa
che
non vi saranno paradiso né amori sfogliati;
sanno
che vanno nel fango di numeri e di leggi,
nei
giuochi senz'arte, in sudori infruttuosi.
La
luce è sepolta con catene e rumori!
in
impudica sfida di scienza senza radici.
Nei
sobborghi c'è gente che vacilla insonne
appena
uscita da un naufragio di sangue.