uno dei due è l'altro

uno dei due è l'altro

domenica 21 giugno 2020

Epos della pandemia






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Epos della pandemia.
Per piccina che tu sia
Non trovo più l'uscita 
Da casa mia.














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lunedì 8 giugno 2020

Federico Garcia Lorca al centro dell'impero - Dall'odore della carta: Poeta a New York





 Poeta a New York oggi (a quasi un secolo dalla stesura e a quarant'anni dalla mia prima lettura) appare un testo chiaro, lucido e purificato  da qualsiasi vano tentativo di interpretazione melodica od onirica. Qui il discorso è analitico e oserei dire, pur dentro un acuto, lirico e a volte sconsolato dolore umano, politico e programmatico. 

Il programma è più che mai aperto ed attuale: l'impero, la macchina, è ancora qui, New York è dovunque.







Città insonne
(Notturno di Brooklyn Bridge)


Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
Le creature della luna odorano e girano intorno alle  capanne.
Verranno le iguane vive a mordere gli uomini che non sognano
e quello che fugge con il cuore rotto incontrerà agli angoli
l'incredibile coccodrillo quieto sotto la dolce protesta degli
astri.

Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
C'è un morto nel più lontano cimitero
che da tre anni si lamenta
perché ha un paesaggio secco nel ginocchio
e il bambino che hanno seppellito stamattina piangeva tanto
che bisognò chiamare i cani perché tacesse.

Non è sogno la vita. Sveglia! Sveglia! Sveglia!
Noi cadiamo per le scale per mangiar la terra umida
o saliamo al filo della neve con il coro delle dalie morte.
Ma non c'è dimenticanza né sogno:
carne viva. I baci legano le bocche
in un groviglio di vene nuove
e a chi soffre il proprio dolore senza tregua dorrà
e chi teme la morte se la porterà sulle spalle.

Un giorno
i cavalli vivranno nelle taverne
e le formiche inferocite
assaliranno i cieli gialli che si rifugiano negli occhi delle
vacche.
Un altro giorno
vedremo la resurrezione delle farfalle disseccate
e camminando ancora in un paesaggio
di spugne grige e di barche mute
vedremo brillare l'anello e nascere rose dalla nostra lingua.
Sveglia, sveglia, sveglia.
Quelli che hanno ancora segni di zacchera e di acquazzone,
quel ragazzo che piange perché non sa l'invenzione del ponte
o quel morto che non ha piú che la testa e una scarpa,
bisogna portarli al muro dove iguane e serpi aspettano,
dove aspetta la dentatura dell'orso,
dove aspetta la mano del bambino
e la pelle del cammello si arriccia con un forte brivido azzurro.

Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno chiude gli occhi
sferzatelo, ragazzi, sferzatelo!
Sia un panorama d'occhi aperti
e di amare piaghe accese.
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.

Già l'ho detto.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno ha nella notte eccesso di muschio sulle
tempie
aprite le botole perché veda sotto la luna
le coppe false, il veleno e il teschio dei teatri.








L'aurora

L'aurora di New York ha
quattro colonne di fango
e un uragano di negre colombe
che guazzano nelle acque putride.

L'aurora di New York geme
sulle immense scale
cercando fra le lische
tuberose di angoscia disegnata.

L'aurora viene e nessuno la riceve in bocca
perché non c'è domani né speranza possibile.
A volte le monete in sciami furiosi
trapassano e divorano bambini abbandonati.

I primi che escono capiscono con le loro ossa
che non vi saranno paradiso né amori sfogliati;
sanno che vanno nel fango di numeri e di leggi,
nei giuochi senz'arte, in sudori infruttuosi.

La luce è sepolta con catene e rumori!
in impudica sfida di scienza senza radici.
Nei sobborghi c'è gente che vacilla insonne
appena uscita da un naufragio di sangue.