uno dei due è l'altro

uno dei due è l'altro

venerdì 16 novembre 2018

Franz Kafka Diari 1910-1923*






5 febbraio. Lunedi. Stanco, rinuncio anche alla lettura di Poesia e verità. Sono duro all'esterno, freddo dentro di me. Oggi, mentre arrivavo dal dottor Fleischmann, pure incontrandoci adagio e con riflessione, pareva che ci fossimo urtati come palle che si respingono a vicenda e si perdono senza dominarsi. Gli domandai se fosse stanco: non era stanco. Perché chiedevo? Sono stanco io, risposi mettendomi a sedere.


Sollevarsi da una siffatta condizione dev'essere, a rigore, facile, anche con la voluta energia. Mi strappo dalla poltrona, giro intorno alla tavola correndo a gran passi, metto in moto la testa e il collo, colmo di fuoco gli occhi, tendo intorno ad essi i muscoli. Combatto ogni sentimento, saluto Löwy con calore ora che verrà, tollero amichevolmente mia sorella nella stanza mentre scrivo, e nonostante il dolore e la fatica assorbo in casa di Max, a lunghe sorsate, tutto ciò che viene detto.

Ora è anche possibile che qualcuna di queste cose mi riesca appieno ma con ogni errore palese (e gli errori non possono mancare) l'insieme, il facile e il difficile, dovrà arrestarsi e io dovrò rigirarmi in cerchio.

Perciò la migliore risoluzione rimane di accettare tutto con la massima tranquillità possibile, di contenersi come una massa pesante e, anche se ci si sente soffiati via, non lasciarsi indurre a compiere un passo non necessario, guardare il prossimo con occhio animalesco, non provare pentimenti, darsi all'incosciente che si reputa lontano, lasciar posare a volontà le proprie membra angolose e immutabili, insomma reprimere con la propria mano ciò che ancora resta della vita come fantasma, aumentare cioè ancora l'ultima pace sepolcrale e non lasciar sussistere null'altro che questa.

Un movimento caratteristico d'una siffatta situazione è quello di passarsi il mignolo sulle sopracciglia.







*A cura di Ervino Pocar
Oscar Classici Mondadori 1977






Nessun commento:

Posta un commento