Si sforzò di riconoscere questa voce, e fissò avidamente il viso che
lentamente s ’innalzava verso di lui.
Nessuna rassomiglianza con quelli della Visione. Lui conosceva il proprio viso, poiché l’aveva visto, nella cella, riflesso su qualche minuscola superficie metallica, e confrontò il ricordo con l’immagine che gli si stava rivelando, scoprì quant’erano simili: la stessa tinta pallida e molliccia e tempie incavate, l’identico colore vetroso degli occhi.
Nessuna rassomiglianza con quelli della Visione. Lui conosceva il proprio viso, poiché l’aveva visto, nella cella, riflesso su qualche minuscola superficie metallica, e confrontò il ricordo con l’immagine che gli si stava rivelando, scoprì quant’erano simili: la stessa tinta pallida e molliccia e tempie incavate, l’identico colore vetroso degli occhi.
Mormorò:
“Un essere umano, visibile, qui, nel Sistema? Carne... vera carne?”
L’altro
ormai sfiorava i suoi piedi: “Voglio vedere la Superficie.”
Lui non liberò il passaggio: “Tu sei...?” L’altro l’interruppe: “lo sono Rana... almeno attualmente. Tu mi conosci.”
Lui pensò
a tutte le conversazioni, laggiù:
“Ma
è possibile parlarsi senza l’interfono?”
“Si,”
lei disse. E ripeté: “Voglio vedere la Superficie. ” Salì un
altro gradino.
“Non mi devi toccare, ” aggiunse lui, vivacemente.
“Perché?
Niente lo proibisce. ” .
L’eventualità
d’un contatto umano lo sconvolse. Il fatto, inspiegabilmente, lo
irritò.
Finalmente, si fece da parte sulla sbarra metallica, permettendole di affacciarsi all’esterno. Non riuscì a reprimere un gesto di disappunto, quando lo sfiorò.
In apparenza insensibile, lei fronteggiò la luce abbagliante del sole e le raffiche del vento.
Finalmente, si fece da parte sulla sbarra metallica, permettendole di affacciarsi all’esterno. Non riuscì a reprimere un gesto di disappunto, quando lo sfiorò.
In apparenza insensibile, lei fronteggiò la luce abbagliante del sole e le raffiche del vento.
Lanciò
un grido: “Lassù!” Indicò con la mano e lui vide un uomo,
l’incredibile spettacolo di un uomo sulla Superficie. Era
appollaiato sul punto più alto di una roccia... completamente
inserito nel mondo esterno; fissava il cielo o l’orizzonte. All’
improvviso saltò nel vuoto.
“Si
è suicidato,” osservò Rana. Indicò una massa confusa, più
vicina:
“Alberi (alberi), villosità della terra, vergogna della
roccia che li nutre.”
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