uno dei due è l'altro

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venerdì 22 giugno 2018

Frank Zappa, la chitarra e l'idrogeno






Propongo due brevi capitoli della gustosa, dissacrante e spesso sorprendente autobiografia di Frank Zappa (scritta con Peter Occhiogrosso, pubblicata da Arcana, potete scaricarvi il pdf qui).

 Autobiografia che va letta sia come brillante testimonianza di una personalità dagli aspetti geniali e  inaspettati, così vistosamente statunitensi, anche nel rapporto contraddittorio con la tradizione colta europea, sia come spaccato storico che dall'epopea freak, di cui Zappa è stato indiscusso ma non omologato protagonista, porta agli ineffabili anni '80.

Inoltre, per la gioia delle vostre  orecchie, qui  potete scaricarvi  123 bellissimi assoli zappiani.






Qualche Storiella sulla Chitarra

Mio padre teneva la sua chitarra dell’università chiusa nello sgabuzzino e ogni tanto ci giravo attorno, senza riuscire a capire come farla funzionare. Ai miei occhi non aveva senso: quando la toccavo non mi faceva sentire bene. Un giorno mio fratello più piccolo, Bobby, prese a un’asta una chitarra da cowboy con i tagli a f e il cavigliere arcuato per un dollaro e mezzo e solo allora cominciai a suonarla.

In quel periodo ero interessato al R&B. Mi piaceva il suono degli assoli di chitarra blues ma la chitarra non era lo strumento principale nella maggior parte dei dischi di allora; la parte del leone toccava al sassofono. Aspettavo sempre i dischi con gli assoli di chitarra ma erano troppo brevi. lo volevo suonare il mio assolo, e anche LUNGO, così imparai a suonare da me, senza preoccuparmi di capire gli accordi; mi bastavano certi passaggi blues.

Stilisticamente il mio approccio è simile a quello di Guitar Slim, musicista blues della metà degli anni ’50, che pubblicò dischi per la Specialty (ascoltatevi l'assolo in Story Of My Life) fino al giorno in cui qualcuno lo pugnalò a morte con un coltello da ghiaccio. La prima volta che lo sentii, pensai: “Che cazzo sta facendo? Ma è veramente incazzato quando suona". Il suo stile infatti sembrava oltre le note, era più un modo d'essere che una tecnica allo strumento. Quel che ne veniva fuori non era la somma totale di certe altezze contro certi accordi contro certi ritmi: al mio orecchio era ben altro.





Oltre a questo modo d'essere, Guitar Slim era anche il primo esempio, per quanto possa ricordare, di chitarra elettrica DISTORTA su disco. Non posso dire di suonare proprio come lui, però quel suo modo maciulla-strangola chitarra ha avuto molta influenza sullo sviluppo del mio stile. Le altre due influenze che riconosco sono Johnny “Guitar" Watson e Clarence “Gatemouth" Brown.

Io non sono un chitarrista virtuoso, perché un virtuoso può suonare DI TUTTO mentre io non ce la faccio. So suonare solo quello che conosco, tanto da aver perfezionato una destrezza manuale che mi permette di far capire bene che cosa suono, anche se con il tempo la cosa si è deteriorata. 

Con il gruppo del 1988 non avevo molta chitarra da suonare nello spettacolo perché l’attenzione era concentrata sugli arrangiamenti dei fiati e sulle voci. Non dovevo suonare assoli di un quarto d'ora. A dire il vero, anzi, per quel genere di cose non c’è neppure più molto mercato, visto che l’interesse del pubblico si è ristretto a circa otto battute. durante le quali ci si aspetta che tu riesca a suonare tutte le note che conosci.

Negli anni ’80 il concetto di assolo di chitarra rock si è ridotto praticamente a questa formula: na-na-na-na-na, fai una faccia, tieni la chitarra come se fosse l’uccello, puntata verso il cielo e appari come se VERAMENTE STESSI FACENDO QUALCOSA. Poi, mentre i fumi si alzano, ci sarà un’ovazione grandiosa e le luci elettriche intorno a te gireranno vorticosamente. Io non riesco a fare questa roba, perché ancora oggi devo guardare la tastiera della chitarra per capire dov’è la mia mano mentre suono.




Uno dei motivi per cui la gente vuole fare il chitarrista e che crede ci sia dietro molto di più di quel che in realtà c‘è. Quando iniziai ero entusiasta per le possibilità d' improvvisazione che permette lo strumento ma la cosa si è smorzata col tempo perché, per darmi alle fughe d’improvvisazione che mi sembrano naturali, devo essere accompagnato da una sezione ritmica specializzata. Un solista che sceglie di lavorare con questo stile strano finisce per diventare un ostaggio; potrà andare solo fino a un certo punto delle zone sperimentali, cioè fino a dove la sua sezione ritmica glielo permetterà.

Il problema sta nei poliritmi. Le possibilità di trovare un batterista, un bassista e un tastierista che riescano anche solo a concepire questi poliritmi - per non parlare della capacità di identificarli abbastanza velocemente da suonare AL MOMENTO una figura complementare - non sono molte (il prima premio va a Vinnie Culaiuta, il batterista del gruppo nel 1978 e 79). È difficile spiegare durante le prove a una sezione ritmica che cosa fare, se stai suonando diciassette nello spazio di quattordici (o lunedì e martedì nello spazio di mercoledì). 




È impossibile spiegare in anticipo ogni cosa che dovrebbe accadere nell’accompagnamento quando la merda colpisce il fan in pieno assolo. Un batterista o suona un tempo lineare, nel cui caso il mio assolo spazierà sul suo tempo, o SENTIRÀ i poliritmi e ci suonerà DENTRO, mantenendo implicita quella che per la maggior parte dei batteristi rock è la pulsazione basilare, abituati come sono a vivere nella foresta pietrificata del bum-bum-BAP. Neanche i batteristi jazz sanno farlo, perché tendono a suonare un tempo flessibile. I poliritmi sono interessanti solo se riferiti a un ritmo lineare e da metronomo (reale o implicito), altrimenti stai solo sguazzando nel rubato.

Analogamente a quanto avviene nell'armonia diatonica, quando vengono aggiunte delle armoniche superiori a un accordo, questo diviene più teso e fa sentire maggiormente l'esigenza di una risoluzione: più IL RITMO SFREGA CONTRO IL TEMPO DI BASE IMPLICITO, più si genera una TENSIONE STATISTICA. La creazione e la distruzione di tensioni armoniche statistiche sono essenziali al mantenimento di una drammaticità compositiva

Qualsiasi composizione (o improvvisazione) che suoni consonante e regolare sempre e comunque mi pare l’equivalente di un film dove ci siano solo i buoni o di una cena a base di ricotta.





Quando salgo su un palco voglio essere certo di tre cose:

1. che la mia apparecchiatura funzioni;

2. che i membri del gruppo sappiano assolutamente tutto, per
non preoccuparmi di loro;

3. che la sezione ritmica possa sentire quello che suono e che
abbia un CONCETTO di quello che suono, per potermi aiutare a creare l’improvvisazione.

Se ci sono queste condizioni, se l’acustica è ragionevolmente buona e se sono soddisfatto del suono del mio ampli (su questo fatto specifico potrei scrivere un altro libretto), allora tutto ciò che desidero fare è inserire il pilota automatico, sbattere le dita e ascoltare cosa ne esce.

Nel tour del 1984 in genere suonavo otto assoli a sera (cinque sere la settimana, per sei mesi). Di tutti, almeno una ventina avrebbero potuto finire su disco. Il resto era robaccia, non perché non ci provavo ma perché molto semplicemente non veniva. Se lavori in questo modo, le possibilità di farlo bene ogni volta non sono molte; ma almeno ci provi. E sei a posto con la tua coscienza. e sai di non avere debiti con nessuno.





La mia splendida voce

La mia esperienza di autore per cantanti mi ha insegnato che scrivere brani vocali limita certe possibilità strumentali; e le limitazioni sono ancora maggiori se la voce per cui scrivo è la mia, dato che non ha un'estensione molto ampia. So parlare una canzone facilmente e fare casino ma, quando devo CANTARE, spazio solo per un'ottava, con una precisione sulle altezze che non supera il settantacinque, ottanta per cento. 

Siamo onesti, amici e vicini: con caratteristiche simili non riuscirei a superare neanche un’audizione per entrare nel mio gruppo. Non so suonare la chitarra e cantare contemporaneamente, perché il mio cervello va in tilt; e non riesco neppure a suonare la chitarra ritmica mentre canto, visto che già restare intonato MENTRE CANTO per me è abbastanza difficile. Per un po' di anni nella mia carriera non mi è riuscito di trovare qualcuno che facesse il cantante e sono stato costretto a FARLO io, il problema ci ha spinto alla disperata ricerca di cantanti professionalmente validi. Ed eccoli: Ike Willis e Ray White

Altri cantanti furono sottoposti all’audizione, solo che quando si trovarono di fronte certi testi stupidelli dei nostri decisero di pensarci due volte prima di mettere in gioco la propria carriera. Non volevano che niente DEL GENERE uscisse dalle loro bocche.

I miei testi sono stupidi: e allora?






L’idrogeno

Alcuni scienziati asseriscono che l’idrogeno, data la sua presenza in grandi quantità, è il blocco costituente di base dell’Universo. Contesto: io dico che c’è più stupidità che idrogeno e che QUELLA è il blocco costituente di base dell’universo. Non è una questione di pessimismo contro ottimismo ma il frutto di accurata verifica. Non solo anzi c’è più stupidità di qualsiasi altra cosa in termini di quantità universale, ce n’è di straordinaria qualità.

Questa è cosi INTENSAMENTE PERFETTA da sopraffare qualsiasi altro elemento accumulato in natura. La Stupidità si riproduce a un ritmo stupefacente, è facile da coltivare ed è autofinanziata. Se qualcuno si alza e dice ma questa è una stupidata!", viene invitato a comportarsi bene, o peggio, è accolto con un gioioso “Sì, lo sappiamo! Non è bellissimo?".





Quando Hitler faceva le sue stronzate, anche in quel caso moltissima gente pensava che LUI fosse in gambissima. Come potevano sbagliarsi?
Erano talmente in tanti: anzi, credevano che assieme stavano davvero bene e così ecco spiegato perché alzavano il braccio tutti insieme. Negli anni ’80 gli americani mi danno la netta impressione di voler abbracciare il fascismo, soprattutto quando gli viene presentato sul vassoio della televisione con i palloni e le bandierine intorno. 

Sarebbe più facile estinguere il debito nazionale in un solo giorno che neutralizzare gli effetti a lungo raggio della NOSTRA STUPIDITÀ NAZIONALE.

Dimenticatevi della stupidità iraniana, cinese, russa, sudamericana o canadese; la nostra incompetenza genuinamente americana vince il Primo Premio. E non stiamo parlando di sbadataggine stupidotta.







Quando facciamo gli stupidi siamo proprio GRANDI STUPIDI, come quelli che vi sparano in autostrada o i Rambi e le Rambe che schiantano la gente con armi automatiche. Eccolo, gente: vedete come fa a crescere? Un giorno lo STUPIDONE va a un incontro PTA, passa per l‘associazione PTL, si fa strada sino alla Casa Bianca e poi ce lo vediamo dall’Ufficio Ovale come una brella di vacca infilata nel sistema giudiziario. Infine svicola tutto e arriva ai GRANDI AFFARI, e senza neanche che ve ne siate accorti, eccolo, L'ENORME STUPIDONE. Non riesco a pensare a una nazione in via di sviluppo che abbia del sincero affetto per l’America. La gente di quei Paesi vede l'America come minaccia alla LORO sicurezza nazionale, come un Impero del Male.

Tutto quello che Reagan ha detto nel primo periodo della sua presidenza circa la Russia è una credibile descrizione del nostro Paese visto da una nazione in via di sviluppo. Siccome siamo noi ad avere L'ENORME STUPIDO, gli altri sanno che c‘è sempre la possibilità che lo si possa USARE CONTRO DI LORO. anche accidentalmente.




Gente, con questa terribile arma nel corso degli anni abbiamo sviluppato una nostra abilità a far centro al prima colpo, applicandola diverse volte: l‘amministrazione Reagan la chiamava “politica estera”. Ma qualcuno, nel Cuore dell'America, potrebbe saltar su a dire: “Che cazzo ci frega? Non beccheranno di certo noi, non possono venire fin qui. E poi certi di loro non hanno neppure gli aeri-plani"

Quel genere di persona si è fatta una scorta di ENORME STUPIDITÀ e ha raccolto un dividendo filosofico che gli dice chiaro e tondo che, come Nazione Cristiana Speciale. abbiamo il diritto di saltar sopra a tutti gli altri (Destino Manifesto). Dio è dalla NOSTRA PARTE e noi dobbiamo fare così, perché siamo le uniche creature sufficientemente sofisticate da portare pace e salute al resto del mondo. Ueeeeellllllllaaaaaaaa.











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