uno dei due è l'altro

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venerdì 1 giugno 2018

Hey Joe. La canzone, le cover









Nel lontano 1989 lavoravo ancora per una piccola impresa che installava impianti di illuminazione pubblica. Era un bel lavoro portare o rinnovare la luce nei piccoli paesi abruzzesi, tra le montagne. La gente ci accoglieva bene e si aveva modo, perdurando il lavoro per diversi mesi, di conoscere a fondo i posti e anche, spesso, le persone, il loro vino e la loro cucina. 

Nel 1989 dunque lavoravo ad Arischia, un piccolo paese alle porte dell’Aquila, ben lontano da Pescara dove risiedevamo io e gli altri operai. Per tornare a casa la sera, dopo un lavoro molto duro, impiegavamo oltre un’ora. La mia ragazza di allora, mia attuale moglie, era appena emigrata per lavoro a Luino, confine con la Svizzera. Così, assecondando la mia indole da eremita, e  forse un po’ per penitenza e un po’ per emulazione, decisi di affittarmi per pochi soldi  una bella casa signorile in pietra, in via del Castello, con un prezioso cortile interno alberato, per starmene lì a dormire

Perfezionai la mia cucina, ma spesso la sera, dopo una breve camminata solitaria per i vicoli medievali e qualche telefonata da una cabina, che aveva lì, nel centro deserto della piazza, l’aspetto di una astronave aliena, me ne tornavo a casa pregustando la noia. 

 Mi teneva compagnia però la radio, spesso per tutta la notte. C’era un programma allora, memorabile, che ascoltavo, amavo e ricordo ancora con meraviglia: si chiamava Rai Stereo Notte. Diversi bravi conduttori si susseguivano con le loro misteriose ed epiche, per me, scalette musicali. 

Una di quelle notti, dunque, nel dormiveglia, e direi nel sogno, ascoltai una dopo l’altra, forse per più ore, innumerevoli cover di una canzone: Louie Louie,  celeberrimo brano garage rock che allora non conoscevo. Ero cullato da quei semplici, ripetitivi ed energici accordi che si rincorrevano negli arrangiamenti e nelle interpretazioni  diverse. Un mantra rock onirico che mi affascinò. 

Più della canzone, mi colpì la formula  della trasmissione: il serrato confronto di artisti appartenenti a epoche diverse e con sensibilità e stili difformi messi a confronto con un classico.   

Detto ciò, saccheggiando il magnifico scrigno di Isle Full of Noises, voglio con questo post riproporvi la stessa formula, senza purtroppo la forza comunicativa della radio, cercando di suscitare almeno un po' di quell'antica meraviglia. 

Vi propongo una grande canzone: Hey Joe.

Dai link qui sotto potete scaricarvi un po' di cover e in fondo ci sono alcuni video, tra cui la bella versione di Franco Battiato.

A Louie Louie penseremo in futuro. Buon ascolto.




Cover (1955 - 1974)
1955 Niela Miller - Baby don’t go to town - 1965 Leaves - 1966 Surfaris - Love - The Leaves - Byrds - Standells - Music Machine - Jimi Hendrix - Shadows of Knight - Warlocks - Tim Rose - Cryan' Shames - Gonn - 1967 Spirit - SoulBenders - Stillroven - Hazards - Johnny Hallyday (Francia) - Martò (Italia) - Los Locos (Messico) 1968 Ant Trip Ceremony - Golden Cups (Giappone) - Creation (Gran Bretagna) - Marmalade (Gran Bretagna) - Mothers of Invention - Deep Purple (Gran Bretagna) - Johnny Rivers - Band of Joy (Gran Bretagna) - 1969 Wilson Pickett - Bob Saker (Gran Bretagna) - 1970 Fever Tree - Mummie (Italia) - 1971 Lee Moses - Les Humphries Singers (Gran Bretagna/Germania) - 1973 Carson (Australia) - 1974 Roy Buchanan - Patti Smith

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Niela Miller



I diritti di Hey Joe furono registrati nel 1962 dal cantautore californiano Billy Roberts. La canzone, che parla di un uxoricidio e di una fuga, vien fatta risalire almeno al 1956, quando, sia Roberts che lo scozzese Len Partridge, si esibivano nei club di Edimburgo. Personalmente credo che la maternità del pezzo vada attribuita in larga parte alla compagna di Roberts, Niela Miller, che, nel 1955, registrò Baby don’t go to town.


Il gruppo The Leaves fu il primo a rielaborare Hey Joe nel Dicembre 1965, accendendo un interesse nella folta pattuglia della psichedelia folk del periodo; l’interpretazione della Jimi Hendrix Experience lo rese un classico.

Fra le centinaia di versioni spiccano quelle dei Warlocks (pre Grateful Dead), Band of Joy (pre Led Zeppelin), di Patti Smith; beffarda quella di Zappa, perfetta quella dei Byrds, energica quella degli Stillroven, lodevole la riedizione italiana, di Martò, con testi di Guccini.

Dopo il 1974 abbonderanno le versioni nobili (Soft Cell, Nick Cave, Battiato), ignobili, e quelle ipertecniche à la Hendrix, ma la segreta ed eversiva carica garage di queste progressioni armoniche rimarrà impossibile da recuperare nella sua purezza (come gli anni Sessanta, del resto).



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Hey Joe,
where you goin' with that gun in your hand
Hey Joe,
I said where you goin' with that gun in your hand, oh
I'm goin' down to shoot my old lady
You know I caught her messin' 'round with another man
Yeah, I'm goin' down to shoot my old lady
You know I caught her messin' 'round with another man
Huh! and that ain't cool
Huh hey hoe, I heard you shot your woman down
You shot her down now
Hey Joe,
I heard you shot your lady down
You shot her down in the groud yeah!
Yeah!
Yes, I did, I shot her
You know I caught her messin' round messin' round town
Huh, yes I did I shot her
You know I caught my old lady messin' 'round town
And I gave her the gun
And I shot her
Alright
Shoot her one more time again baby!
Yeah!
Oh dig it
Oh alright
Hey Joe,
Where you gonna run to now where you gonna go
Hey joe, I said
Where you gonna run to now where you gonna go
I'm goin' way down south
Way down to Mexico way
Alright
I'm goin' way down south
Way down where I can be free
Ain't no one gonna find me
Ain't no hang-man gonna
He ain't gonna put a rope around me
You better believe it right now
I gotta go now
Hey, Joe
You better run on down
Goodbye everybody
Hey hey Joe


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