uno dei due è l'altro

uno dei due è l'altro

sabato 18 aprile 2020

Dissipatio Humani Generis - Guido Morselli



Foto di Julia Margaret Cameron

 
Relitti fonico-visivi mi tengono compagnia, e sono ciò che di più
diretto mi rimanga di “loro”. Puramente verbali, due (da notiziari della
radio, suppongo): fallito dirottamento e riuscito stupro di una ragazza in
un aereo dell'Olympic Airways; e quest'altro in inglese, forse
dall'inattendibile Voice of Europe: A favorite Polish joke goes, we
feign to work, the State feigns to pay us. E due immagini: una bottiglia,
con corona reale sullo sfondo, e la scritta in rosso: Seagram's Canadian
Whisky. 

Il quadratino bianco del campo di tennis diètro l'Hotel
Bellevue, nell'oculare del mio binocolo. La memoria involontaria non
ha altro, e questi ricordi vi fluttuano insistenti e vaghi.
Relitti inconsistenti, e ormai reliquie. Da quella notte un mezzo
mese è trascorso, e potrei dire altrettanto bene un mezzo secolo. Un
lungo panico, in principio. E poi, ma tramontata subito, incredulità, e
poi di nuovo paura. Adesso l'adattamento. Rassegnazione? Direi
proprio accettazione. Con intervalli di proterva ilarità, e di feroce
sollievo.

[...]




Io non amo Crisopoli, anzi non la posso soffrire. In lei ho scorto il
mio antitipo, l'affermazione trionfale di tutto ciò che io rifiuto, l'ho
eletta a centro della mia detestazione del mondo; un caput-mundi al
negativo. La mia « fuga saeculi » è stata, già allora, fuga da questa
precisa localizzazione del ' secolo '. Pure, il fatto che ho sotto gli occhi
mi riesce implausibile e tetro.

Crisopoli è vuota. Ordinata, tranquilla, nelle strade, nelle piazze, sui
quais come in centro, quale doveva essere quella notte, alle 2; ma
vuota. Quanti erano? quattrocentomila, quattrocentoventimila.
Comunque, erano.

Vengo in cerca di qualche migliaio di scomparsi. Gli abitanti della
mia valle, e qui trovo il mega-esodo, la diserzione in massa. Un evento
(inimmaginabile) anche qui ha sorpreso la gente nel sonno:
 la sospensione notturna della vita collettiva 
semplicemente si è prolungata,
indefinitamente prolungata. Perché, se io seguito a figurarmeli fuggiti,
in realtà loro non sono fuggiti, come la gente di Pompei. Né sono stati
ridotti in cenere, come quelli di Hiroshima. Se ne sono andati in un'altra
maniera. Rapiti. Estratti, fatti uscire dalle loro case e sedi diverse. Dai
loro corpi, forse.
No. Dai loro corpi, parrebbe di no. Di corpi, sotto la pioggerella di
giugno, non c'è traccia a Crisopoli.

[...]





Widmad, ore 8. Sto rimirando il monumento di mia invenzione. Non
si è mosso, tiene duro alle intemperie (stamattina, vento e nevischio), ma mi fa venire un dubbio. Il cartellone-paesaggio, il sole a picco delle
Bahamas, l'arena bianca, l'invito « Let's fly down there Where life is
better... » : e se l'Exitus de Aegypto, fosse stato un exitus ad Bahamas?
O a altre inidentificate Isole Felici?
Chi se ne va da questo mondo « passa a miglior vita », dicevano. E il
cartellone invitava appunto a andare « dove la vita è migliore ». La
morte-premio, come emigrazione turistica collettiva, si può concepire,
in un secolo, com'era il nostro, vastamente dedito all'educativo
esercizio del viaggiare.
Il turismo, surrogato della mobilitazione generale, diceva Hans
Enzensberger.





Però si pone il problema logistico. La “recettività” ha la sua
importanza anche per i puri spiriti. Né le Bahamas, né tutte le Antille
messe insieme, potrebbero ospitare una così smisurata collettività. Il
paradiso deve pure offrire un minimo di comfort.
Faccio ritorno alla mia prima ipotesi. Volatilizzazione - sublimazione. Sublimazione - assunzione (nei cieli).

Vediamo. C'è una mia vecchia lettura, un testo di Giamblico che ho
avuto sott'occhio non ricordo per che ricerca. Parlava della fine della
specie e s'intitolava Dissipatio Humani Generis. Dissipazione non in
senso morale. La versione che ricordo era in latino, e nella tarda latinità
pare che dissipatio valesse “evaporazione”, “nebulizzazione” o
qualcosa di ugualmente fisico, e Giamblico accennava nella sua descrizione appunto a un fatale fenomeno di questo tipo. Rispetto a altri
profeti era meno catastrofico: niente diluvio, niente olocausto « solvens
saeclum in favilla », assimilabile oggi a un'ecatombe atomica. 




Gli esseri umani cambiati per prodigio improvviso in uno spray o gas
impercettibile (e inoffensivo, probabilmente inodoro), senza
combustione intermedia. Il che, se non glorioso, perlomeno è decoroso.
Ho dei trascorsi eruditi di cui, dopo un'astinenza di anni, non mi
pento.

Sino a Ezechiele (10 secoli circa dopo Mosè) nessun indizio, nello
stesso Ebraismo, del concetto di una vita ultraterrena riservata dopo il
soggiorno nel mondo agli umani. I giusti venivano premiati con la prosperità (terrena) e con la 
longevità; così di Abramo è detto che morì
« sazio di anni ». In seguito, il compenso ultraterreno divenne, come è
noto, uno dei fondamentali ingredienti della ricetta religiosa per Ebrei,
Cristiani, Mussulmani, e argomento prediletto della teologia e
letteratura annessa. 

Fra gli innumerevoli, un Salviano da Treviri,
vissuto nel III o IV secolo. Autore cristiano di non larga fama, agiografo e apologeta. 

In una lettera al vescovo della sua città, De Fine
Temporum (mi sembra: ora non ho modo di verificare), preso di pietà
evangelica per i patimenti degli uomini, Salviano parlava di una loro,
auspicata, « sublimatio » generale.




 Cosa da apprezzare, il finale riscatto lui lo accordava persino ai
pagani, e consisteva in un'assunzione al cielo dopo che i corpi, vivi,
fossero resi eterei in un unico portentoso evento. Repentino e inatteso.
Cito a memoria: « Mundus permanebit ». (E in questo, ci siamo).
« Viri, mulieres, pueri, humani viventes cuiuscumque aetatis, ordinis vel
nationis, raptim sublimabuntur ». (Salviano non ha ispirato Freud; la
sublimazione in Freud è una blanda metafora).
Senonché, Salviano univa alla clemenza una discriminante giustizia.
« Nihil huius gloriae decet peccatorem ». I pagani come tali possono
sublimarsi, i peccatori no. Sarebbe interessante sapere a quale delle due
categorie appartenga io. Supposto che non le cumuli tutt'e due. Ma la
mia scienza, e autocoscienza, non arrivano a tanto. 
Rinuncio.




© 1977 ADELPHI EDIZIONI S.P.A. MILANO
WWW. ADELPHI. IT
ISBN 978-88-459-0633-6








Nessun commento:

Posta un commento