uno dei due è l'altro

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sabato 11 aprile 2020

Il risveglio prematuro di Harold Newkom - P.K.Dick



 
 Barbara Stanwyck - La Fiamma del Peccato (Double Indemnity)



Perchè tu gli occhi apra ai ciechi
E chi è in catene e vive nella tenebra
Tiri fuori dal carcere e dal chiuso 
(Isaia 42:6-7)



Forest Knolls, pensò Sebastian. Il cimitero abbandonato da tutti, evidentemente scelto con grande cura da coloro che amavano il Ribelle, da coloro che l'hanno sepolto. Devono aver avuto fede in Alex Hobart e nella sua teoria secondo cui il tempo era in procinto di invertire il proprio corso; devono aver previsto questa precisa situazione.



Sebastian si chiese quanto a lungo e quanto intensamente gli scherani di Ray Roberts avessero dato la caccia alla tomba di Peak. Non abbastanza, era ovvio. Sotto di lui sfrecciò il rettangolo verde del cimitero. Sebastian tornò indietro, scendendo di quota. Si posò su quella che era stata l'area di parcheggio del cimitero, un tempo coperta di ghiaia e ora invasa, come le tombe, da orribili erbacce lussureggianti.



Anche di giorno era un posto laido, a dispetto della vita nascente che poteva invocare aiuto da sottoterra. Allora si apriranno gli occhi ai ciechi, pensò Sebastian citando un passo della Bibbia che ricordava vagamente. E si scioglierà la lingua ai morti. Un passo bellissimo, ora divenuto sostanzialmente e scrupolosamente vero.

Chi l'avrebbe mai immaginato? Per secoli e secoli gli intellettuali di tutto il mondo l'avevano considerato una favola graziosa e consolatoria mediante la quale far accettare di buon grado alla gente il proprio destino. E ora si constatava che era letteralmente vero.




Sebastian, facendosi strada fra tumuli piú modesti, giunse alla lastra in granito lavorato sotto alla quale giaceva Thomas Peak, 1921-1971. La tomba, grazie a Dio, era ancora intatta. Lí intorno non c'era nessuno, nessuno che potesse assistere all'operazione illegale. S'inginocchiò di fianco alla lastra, accese il megafono, e lo accostò alla bocca: «Signore, riesce a sentirmi? Se mi sente, faccia un segnale». Udí la propria voce rimbombare ed echeggiare. Si augurò che non attirasse l'attenzione di quanti stavano eventualmente passando accanto al cimitero. Tirò fuori la cuffia, la infilò, premette contro il terreno l'imbuto sensibile ai suoni, e si pose in ascolto.

Nessuna risposta. 

Un vento lugubre agitava le erbacce selvatiche disposte a ciuffi irregolari, la landa di quel piccolo cimitero di periferia. Sebastian spostò l'imbuto qua e là sulla lastra, cercando di cogliere qualche vibrazione. Nulla. Ed ecco che percepí una voce provenire da un'altra tomba, a parecchi metri di distanza. « Riesco a sentirla, signore. Sono vivo e mi trovo bloccato quaggiú; è tutto buio. Dove sono? ». Nella debole voce isolata si avvertiva il panico. Sebastian sospirò: per colpa del megafono aveva svegliato un altro cadavere. Ora c'era da provvedere anche a quello: era un suo preciso dovere nei confronti del redivivo intrappolato nella bara soffocante. Si diresse alla tomba dalla quale era giunta la voce, si inginocchiò, e appoggiò al suolo l'imbuto d'ascolto, benché non fosse necessario.


« Non abbia paura, signore », gridò nel megafono. « lo sono quassú, e mi rendo conto della sua situazione. La tireremo fuori presto ».

« Ma... ». La voce oscillò, parve sul punto di spegnersi. « Dove sono? Che posto è, questo? ».

« Lei è stato sepolto », spiegò Sebastian. Era la solita storia: tutte le volte si verificava quel breve e singolare intervallo tra il risveglio del cadavere e il momento in cui lo esumavano... e ancora non ne aveva preso l'abitudine. « Lei è morto», proseguí, « ed è stato sepolto; poi il tempo ha subito un'inversione, e lei è vivo di nuovo ».

« Il tempo? », ripeté la voce. « Come dice? Io… io non capisco. Quale tempo? Non posso uscire da qui? Questo posto non mi piace; voglio tornare nel mio letto, nella mia stanza del La Honda General ».

Gli ultimi e definitivi ricordi, quelli della degenza in ospedale. Sebastian gridò nel megafono: « Mi ascolti, signore. Fra poco arriveranno gli uomini e le attrezzature per tirarla fuori; intanto veda di respirare il meno possibile, per non consumare tutta l'aria. Cerchi di rilassarsi ».






« Mi chiamo Harold Newkom », gridò di rimando la voce. « Sono un reduce, e ho diritto a certi riguardi. Lei non può trattare in questo modo un reduce ».

« Mi creda, non è colpa mia », sospirò Sebastian.

Anche questo doveva capitarmi, rifletté cupamente; ricordo bene quel che si prova risvegliandosi nel buio.

Nella Minuscola Dimora, come viene chiamata. E alcuni, pensò, continuano a invocare aiuto senza ottenere risposta... tutto perché siamo legati e ostacolati e bloccati da quelle maledette leggi burocratiche approvate a Sacramento. Leggi sorpassate da un pezzo, accidenti a loro! Si alzò in piedi con movimenti legnosi 
(non ringiovaniva abbastanza in fretta) e tornò alla tomba del Ribelle.






Tratto da Redivivi S.P.A. Dall'Oglio Editore. Milano, 1972. 
Traduzione di Maria Silva
Noto anche come In Senso Inverso e Ritorno dall'Aldilà.
Titolo originale Counter-Clock World, 1967















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