uno dei due è l'altro

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domenica 12 febbraio 2017

Béla Bartok e gli aggregati di intervalli: Musica per Archi, Celesta e Percussione (1936)








Commissionata dalla famosa orchestra di Basilea diretta da Paul Sacher, questa composizione è senz’altro da porre tra le pagine più alte della musica contemporanea, partecipe di una visionarietà che sta al punto di incontro fra “tranche” impressionista e macerazione espressionista. 

Poniamo attenzione al primo movimento: all’inizio il disegno melodico su cui è costruito l’episodio (tecnicamente attuato mediante entrate in imitazione ad intervalli di quinta), non si presenta con il carattere solare di “tema”, ma è un semplice aggregato di intervalli, ha qualcosa di minerale, non è altro che un materiale, non troppo definito né melodicamente né, tanto meno, ritmicamente. 





Pure, poco alla volta, il tessuto contrappuntistico si ispessisce, si sviluppa, crea il suggestivo reticolo, la fitta trama; quel motivo che inizialmente ci era parso, e in effetti era, un aggregato di intervalli, acquista, attraverso la crescita della macchina sonora, attraverso il magma incandescente, senso tematico. 

E quando al culmine un accordo luminoso di mi bemolle sembrerà liberare il tessuto armonico da ogni attributo cromatico, ecco che il tema riemergerà violentemente, verrà udito nella sua acquisita significazione, nell’intima struttura, con un risultato di forza straordinaria.





L’ “Allegro” seguente si stacca nettamente dal primo movimento non solo per la diversa agogiga , ma soprattutto per la carica di energia riferita esplicitamente ai febbrili ritmi ungheresi; il disegno si fa plastico, scattante, le figure musicali sono nettamente rilevate.

Ad un clima di magica suggestione ci riporta invece l’ “Adagio” , dove la ricerca timbrica originalissima. lungi dal perseguire effetti di esteriore edonismo sonoro, affida all’oggettiva tensione di nuove sonorità (glissati degli archi, timpani a pedale, pianoforte, arpa, celesta) il compito di indicare un’angoscia soggettiva, un doloroso e indecifrabile turbamento, di farsi portatrice di un interrogativo sull’esistenza radicato nell’uomo contemporaneo.

 Il quarto movimento, “Allegro molto”, si ricollega in certo senso ai caratteri del secondo, ma è più vivacemente giocato su moduli melodici e ritmici “alla zingaresca”, più vario e imprevedibile; la conclusione su un accordo di la maggiore giunge infatti improvvisamente, con tono di virile e non retorico ottimismo.

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Da: Guida all’ Ascolto della Musica Contemporanea, Armando Gentilucci, Feltrinelli, 1969.





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