Degas
aiutò Mallarmé a formulare una frase capitale sulla letteratura,
che si sarebbe persa nel brusio di una serata se Ludovic Halévy non
avesse avuto anche lui l’abitudine di annotare quel che diceva
Degas: “Degas aveva passato la serata con Mallarmé, che gli aveva
esposto la seguente teoria sulle parole: “Le
parole, diceva, possono e devono bastare a se stesse: Hanno la loro
potenza personale, la loro forza, la loro individualità, la loro
esistenza propria. Hanno abbastanza forza per resistere
all’aggressione delle idee. “Degas ha confessato che
questa mirabile frase era sua. Ma assicura che non fa che riassumere
le idee di Mallarmé”.
“Resistere
all’aggressione delle idee”: non c’è migliore
lasciapassare per chi voglia varcare la soglia di tutta la
letteratura novecentesca. Ed è anche significativo che quella frase
sia sopravvissuta per una via accidentale – e probabilmente fosse
bicefala. “Bisogna scoraggiare le
belle arti”: questo celebre mot di Degas fu anche uno dei
suoi più meritori e chiaroveggenti. Avvicinandosi la fine del
secolo, Degas osservava con sempre maggiore insofferenza
l’estetizzazione progressiva del tutto. Sentiva che il mondo stava
per cadere in mano a una truppa di decoratori d’interni. In questo
identico a Karl Kraus che, pochi anni dopo, avrebbe constatato che il
mondo si divideva ormai fra “quelli che usano l’urna come vaso da
notte e quelli che usano il vaso da notte come urna”.
Il punto
che lo angustiava era questo: quanto più l’estetico guadagnava in
estensione, tanto più perdeva in intensità. Davanti agli occhi di
Degas si stava spalancando il secolo successivo. Dove tutto, anche i
massacri, sarebbe stato sottoposto all’arbitrio di qualche art
director, mentre l’arte – e in particolare l’antica arte
della pittura, quella che gli premeva – sarebbe diventata sempre
più inconsistente o si sarebbe dissolta.
Da La Folie Baudelaire,
Roberto Calasso. 2008 Adelphi Edizioni
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