uno dei due è l'altro

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lunedì 25 gennaio 2016

Seydou Keita - Ritratti dall'Africa





Seydou Keita è uno dei padri della fotografia africana. Nato a Bamako intorno al 1921 e morto nel 2001, all’età di 80 anni più che per la  tecnica si distingueva per la sua straordinaria qualità nel “vedere”, grazie alla quale le persone ordinarie che posano per i suoi ritratti si trasformano in principi e regine.





“Incontrai la fotografia nel 1945, a Bamako. Allora non sapevo nulla di tecnica fotografica, così ho iniziato facendo tutto da solo. Usavo una macchina 6x9 che mio zio mi portò in regalo dal Senegal. All’inizio fotografai la mia famiglia. Tre anni dopo, Mountaga Kouyate, un fotografo che possedeva un suo laboratorio, ritenendo che oramai avevo imparato ciò che serviva, mi lascò il suo studio. “





­“Facevo tutto da solo, foto, sviluppo e stampa. Allora c’erano cinque fotografi a Bamako, Youssouf Traoré, Boudjala Kouyaté, Mountaga Kouyaté, Moumoune Koné e io, mentre Malick Sidibe arrivò dopo. Eravamo tutti specializzati in ritratti, ma la gente diceva che i miei erano i migliori.”







“I clienti entravano in studio e io li fotografavo. Durante la settimana venivano uno alla volta, ma il sabato arrivavano a centinaia, e in strada, davanti alla porta del mio studio, si formava una lunga fila. Veniva gente di ogni classe sociale. Capitava che facevo scegliere loro dei vestiti, poi gli suggerivo la posizione da prendere e scattavo. In tutto ci mettevo pochi minuti per ciascuno.”








Le sue foto, tutte in bianco e nero perché Seydou lo preferiva, sono un mirabile equilibrio tra i giochi grafici dei tessuti dei vestiti e degli sfondi e la forza umana dei lineamenti e delle pose.






“Il mio primo sfondo fu una coperta di un letto. Tenevo gli stessi sfondi montati per un paio d’anni, poi li cambiavo. A volte i disegni sullo sfondo si armonizzavano con i vestiti dei soggetti che dovevo fotografare, soprattutto delle donne. Ma erano casi fortunati.”






“In quel periodo la cultura dei nostri antenati stava iniziando a disintegrarsi. Gli abitanti della città iniziarono a indossare vestiti in stile europeo, influenzati dalla moda francese. Ma non tutti volevano vestirsi all’europea nel mio studio. Io avevo tre set di vestiti, con cravatte, camice, scarpe e cappelli, più alcuni oggetti, come penne, fiori di plastica, radio e telefoni. I clienti potevano scegliere di usarli per posare.”





"Le più esigenti erano le donne. Io le mettevo in posa e sistemavo i loro voluminosi vestiti. Era necessario che la loro bellezza fosse impressa nelle foto. Mani allungate, dita affusolate, gioielli; c’erano molti particolari importanti a cui le donne facevano attenzione perché era un segno di salute, di eleganza e bellezza.”







"Non ho mai incontrato fotografi europei ne visto le loro fotografie. Non sono mai uscito dal Mali, e qui non arrivavano rivista francesi o americane.”







Ritiratosi dal lavoro nel 1977, la sua eredità comprende oltre 10.000 negativi in grande formato perfettamente conservati. Alcune delle sue foto sono esposte in importanti musei, come il Metropolitan di New York.








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