uno dei due è l'altro

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martedì 17 novembre 2015

Parigi, 13 novembre. Il sangue d'Ignazio sulla rena.






Perché scrivere di Parigi? 
Confesso che ho pudore. O forse vergogna. A che pro farlo? Non ho analisi da proporre, nemmeno a me stesso. Non ho animo per  decifrare l’evidente. Non ho parole di speranza. Di morti per terrorismo poi purtroppo il modo è pieno, anche e soprattutto fuori dalle luci della ribalta. Scrivere forse per ricacciare indietro, egoisticamente,  questo montante e profondo senso di malessere?  E’ poi giusto  cercare di alleviare la nausea?
Scrivo per me stesso. 

Tutto questo sangue  innocente di Parigi, strategicamente sacrificato  e messo “in scena”,  che si aggiunge a quello spesso tragicamente oscuro ma che viene versato sempre più copioso, ogni giorno in ogni angolo del pianeta,  per far lievitare l’odio, per perpetrare le schiavitù;  tutte queste nuove parole d’ordine di guerra “spietata” contro un nemico  polimorfo che vive, ci viene detto, con noi, e  nei califfati, questi paranoici “scontri fra civiltà”, questi uomini che si fanno esplodere, questi droni disumani che bombardano chirurgicamente e ciecamente,  questi inni nazionali,  queste fanfare liturgiche della morte,  che preludono ad altri  bombardamenti ed ad altre sofferenze, questo già visto;  e poi queste ipocrite facce falsamente addolorate, intente a dire cosa, cariche di menzogne, ipocritamente seriose, e palesemente soddisfatte della nuova "adeguata" emergenza che prelude ad altre sofferenze ed ad altre emergenze,  per cancellare diritti,  per devastare vite; questo disgustoso spettacolo, questo macello che  continuamente si inscena per rimettere in ordine la contabilità, far quadrare i conti e schiacciare i popoli, per stabilire confini, appropriarsi delle risorse umane e non, edificare muri, indossare corazze e oliare la macchina bellica, mi lasciano senza fiato. 

Un  tuffo reiterato nell'orrore. Uno spettacolo devastante a cui ho già avuto il dispiacere di assistere nei passati decenni,  e che continua ancora,  a dispetto di passate ed evidentemente vane speranze. In pochi hanno capito e ci hanno detto, a volte a costo della vita, ciò che stava accadendo:  ma non è bastato. Non sono bastate le analisi scientifiche profonde né le dure lotte sociali e neanche il sogno dei poeti per evitare l'odierno scempio. Un oscuro futuro ci attende.

 Per usare le tragiche parole di Aldo Moro dalla prigione del popolo, lì dove si inaugurava e si sperimentava, forse per la prima volta la prassi dello spettacolo terroristico contemporaneo: siamo “sotto un dominio pieno e incontrollato”. Loro hanno le armi del terrore,  della menzogna e
dell' impostura. Noi solo la nostra umanità e la  nostra "penultima verità"

 Dovremo vedere “il sangue d' Ignazio sulla rena” ?




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